tag:blogger.com,1999:blog-61059569231290155682024-03-06T07:24:58.092+01:00verdeboscoWriting is a socially acceptable form of schizophrenia (E.L.Doctorow)La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.comBlogger218125tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-82829861099849128882022-11-19T12:36:00.003+01:002022-11-19T12:36:25.890+01:00Come nei minimondi di Mighty Max Mentre io e la sua mamma parlavamo di come fosse andata la seduta logopedica, L. ha iniziato a girovagare per la stanza cercando disastri da fare perché la nostra attenzione si calamitasse nuovamente su di lui. Entrambe lo seguivamo con la coda dell'occhio assicurandoci semplicemente che non si cacciasse nei guai.<div><br /></div><div>Non appena si è avvicinato all'archivio dove tengo le cartelle di tutti i pazienti con inseriti dati sensibili, tuttavia, mi sono avvicinata a lui e cercando di restare dolce gli ho spiegato che quel cassettone appena spalancato doveva essere richiuso immediatamente perché conteneva cose che non potevano essere disordinate come i mattoncini Lego.</div><div><br /></div><div>L., 5 anni, si è arrabbiato e ha sbattuto il cassetto, per poi andarsene dalla stanza senza nemmeno rivolgermi la parola e senza salutare, nonostante si fosse divertito tanto nei 45 minuti precedenti.</div><div><br /></div><div>Pensavo solo che il modo in cui incassiamo i "no", dice tanto di quanta instabilità e incertezza ci contraddistinguano. C'è chi è disposto ad attendere il momento giusto e le spiegazioni, chi è flessibile e paziente. C'è chi invece è rigido, coi piedi piantati in fosse a forma d'impronta come nei minimondi di MightyMax.</div><div><br /></div><div>Ma non è cattiveria, è semplicemente insicurezza.</div><div>Un'insicurezza immensa.</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/ZnAEhaTIC-0" width="320" youtube-src-id="ZnAEhaTIC-0"></iframe></div><br /><div><br /></div><div><br /></div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-59078071437865791382022-11-11T20:23:00.002+01:002022-11-11T20:25:49.646+01:00Provarci.Correndo da lavoro in stazione controllo lo stato del treno che devo prendere. 23 minuti di ritardo. Smetto di correre. Capisco che avendo 9 minuti di tempo per non perdere la coincidenza, mi dovrò armare di pazienza e arrivare a destinazione un'ora dopo.<div><br /></div><div>A meno che - sussurra la mia mente brillante - a meno che anche la coincidenza sia in ritardo, e allora avresti un incastro fortunato degno di nota. Sorridendo controllo l'app. La coincidenza è stata soppressa. Mi fermo sul posto, il telefono nella mano, lo zainetto stipato, gli stivaletti piantati sui sanpietrini.</div><div><br /></div><div>Ci fosse una cosa, UNA SOLA, che vada dritta come voglio io. No. Fermo i pensieri che mi bloccano il problem solving. Arrivo in stazione. Vado sul binario. Un uomo si avvicina allungandomi il cellulare: "Scusa, devo cancellare questo numero, non lo voglio più". "Ma non è salvato", ribatto, "È solo nella memoria del registro chiamate". Mi guarda come se gli stessi spiegando il funzionamento di uno spettrometro di massa. Anche io mi sento non salvata e sicuramente non salva, penso, così decido di aiutarlo. "Fa niente. Aspetti". Seleziono, premo il bidone e l'esistenza di quel numero non salvato sparisce. "Fatto già?", domanda l'uomo. Annuisco. Se ne va.</div><div><br /></div><div>Ricomincio a pensare a ciò che posso fare. Nel frattempo mi scrivono mille pazienti che hanno scelto proprio questa giornata, proprio questa fascia oraria, proprio questo momento preciso, per condividere con me richieste o problemi di ogni sorta. Le chiedo di contattare entro sera la coordinatrice delle insegnanti. Quando posso chiamarla per chiederle una cosa? Mi daresti il prossimo appuntamento? Per caso la mia bambina ha lasciato il giubbino da voi in sala d'attesa?</div><div><br /></div><div>Ignora. Ignora. Ignora. Ignora.</div><div><br /></div><div>L'altoparlante rimbomba nella stazione. Sta arrivando un altro treno. Segue una tratta diversa rispetto alla mia ma so che in un modo o nell'altro potrei riuscire a raggiungere la mia destinazione anche da lì. Inforco il sottopasso e salgo di volata, mentre acquisto dall'app un biglietto non più acquistabile perché è passato l'orario. Ne prendo uno di un orario successivo mentre mi preparo a dover litigare col capotreno pignolo perché oggi sta andando tutto male. No: sta andando tutto malissimo. Invece faccio le mie tre fermate senza intoppi. Scendo. Guardo il tabellone. La mia coincidenza sta arrivando, ripartirà fra venti minuti.</div><div><br /></div><div>Ce l'ho fatta. Mi siedo, sono l'unica con una ffp2 indossata. Passa un ragazzino dell'università, anche lui porta una ffp2. Mi guarda. "È libero?", chiede. Annuisco. Ce l'ho fatta. Arriveró con soli 20 minuti di ritardo rispetto al programma iniziale.</div><div><br /></div><div>Non è che non capisca la morale, la capisco eccome. Le cose trovano sempre modi arzigogolati per andare, nella mia vita. È solo che sono malata di una stanchezza infinita. Non avrei bisogno di dormire, avrei bisogno di sparire. Come quel numero non salvato. O non salvo, non ricordo più.</div><div><br /></div><div>Mi lascio cullare dal ritmo del treno, assecondandone i movimenti. Sprofondo nel giubbotto messo a mo' di scialle con la musica nelle orecchie, conscia di non poter sbagliare: la mia fermata è il capolinea. Non è successo niente. Va tutto bene. La giornata è finita, non può che migliorare, mi convinco.</div><div><br /></div><div>All'improvviso, però, un ronzio dal telefono.</div><div>"Allora, l'ha sentita la coordinatrice?".</div><div><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0zMpM0xorChnke3KVvSGCDQViuMJjPGAVUzFP3FLvyV_GX3K2OsVLM2lU_4bbS9E2oW081ox01qEds5aKjhiMwILOntQCU8weh6HoZpEca7R-WSZE5xYdYns8_Op_2HbG8IGMLnyeCNUsxynjPsjz1UKBpWUZThH1C55GqfMfZ-alHl_Uzs2CGVij/s1080/Tumblr_l_370799430943966.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="942" data-original-width="1080" height="349" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0zMpM0xorChnke3KVvSGCDQViuMJjPGAVUzFP3FLvyV_GX3K2OsVLM2lU_4bbS9E2oW081ox01qEds5aKjhiMwILOntQCU8weh6HoZpEca7R-WSZE5xYdYns8_Op_2HbG8IGMLnyeCNUsxynjPsjz1UKBpWUZThH1C55GqfMfZ-alHl_Uzs2CGVij/w400-h349/Tumblr_l_370799430943966.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una cornice dalla tela imbarcata.</td></tr></tbody></table><br /><div><br /></div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-76166587938481791912022-10-06T21:03:00.006+02:002022-10-06T21:03:59.638+02:00Ottobre"Si sono dimenticate di me?", chiede lei con gli occhi acquosi e spalancati, la bocca a formare una O gigantesca.<div>"Ma no, assolutamente no", le rispondo. Lei però fissa un punto che definirei quello dei pensieri paurosi. Non mi ascolta. Non esisto. Non ci sono. </div><div><br /></div><div>"Ehi", le dico. Le afferro le mani, le appoggio sul tavolo e sulle schede che stiamo compilando, sotto le mie. Finalmente riesce a vedermi. </div><div>"Nessuno si può dimenticare di te. E poi ho il numero della nonna scritto proprio qui. La chiamo e la faccio tornare correndo se quando usciamo dalla stanza non è in sala d'attesa, d'accordo?". Allora sorride.</div><div>"Di corsa", dice infine. </div><div><br /></div><div>Ora, alle 20:41 di un giovedì molto lungo, vorrei semplicemente smettere di pensare a quegli occhi. A quel terrore nascosto lì dentro. A quanto l'ho riconosciuto, e compreso, e temuto. Abbiamo tutti una paura folle di finire nel dimenticatoio di qualcuno, abbiamo così bisogno di essere pensati, ricordati, rievocati. </div><div><br /></div><div>Sono giorni così difficili questi di ottobre, quelli in cui la nebbia inizia a salire dal fondo dei campi, si appresta a travestire tutto di contorni indistinti e lattiginosi. Così irreali da sembrare finti.</div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-60512163036770518072022-06-09T09:16:00.002+02:002022-06-09T09:16:13.411+02:008 giugno.Da qualche tempo il livello d'ansia è aumentato. Mi sveglio alle 4 del mattino, ho nausea tutto il giorno, sento le budella contorcermisi nel ventre, quando mi lavo i denti è una lotta contro il rimettere la colazione, alla sera mi pulsa un occhio. Ieri sera e stamattina alle 4 mi pulsava anche il labbro inferiore, forse per tutto ciò che non dice o non fa, ho pensato. Sarebbe quasi da riderci sopra.<div><br /></div><div>Mamma è quella persona che il 2 giugno mi scrive per dire di fare la brava e fare gli auguri alla nonna che sa che odio. Non chiama mio fratello per fare lo stesso, perché sa che lui la manderebbe a fare in culo mentre io sono quella più comprensiva. Lo sono talmente tanto che quando al telefono lei si mette a piangere dicendomi che le spiace pensarmi qui da sola, ricaccio giù la rispostaccia che mi sale alle labbra e non le dico che se è preoccupata può alzare il culo e venire qui, che non sto in Congo, sto solo a 40 km di distanza. Che rivoglio il mio completo verde del letto che lei sta usando senza aver chiesto il permesso. Che come al solito sto facendo ogni cosa da sola: cambio casa, vita, persone, luoghi e in più mi reggo in piedi. Cazzo, come mi ha insegnato lei a fare le cose da sola e senza lamentarmi, non lo insegna davvero nessuno.</div><div><br /></div><div>E gli auguri li faccio a chi cazzo voglio io, e di sicuro non a mia nonna. Non quest'anno, non io che mi sono accorta che a 33 anni ho finito la voglia di adattarmi a tutto e a tutti. Scivolano, le cose scivolano e io non le trattengo più. Se se ne vogliono andare, allora che lo facciano. A volte basta non rispondere. A volte basta non mettere in dubbio la veridicità dei gesti; perché no, non è cattiveria: è idiozia. Ho finito di partecipare ai processi alle mie intenzioni.</div><div><br /></div><div>Sono sempre stata troppo trasparente, una rana cristallo. Mi è sempre importato troppo. Sono stata sempre troppo seconda a qualsiasi cosa. "Sono sempre stata piena d'amore, piena da scoppiare."</div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/6bpnHC30JTM" width="320" youtube-src-id="6bpnHC30JTM"></iframe></div><br /><div><br /></div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-40814436486089941542022-06-04T09:08:00.001+02:002022-06-04T09:08:46.448+02:00Sabato mattina<p>Mi piace arrivare prima il sabato mattina con la sala d'attesa libera, le stanze vuote e la radio in sottofondo. Sorseggiare lenta il caffè. E pensarti lì, tutto serio, la fronte aggrottata. Due mezzelune scure sotto gli occhi e il viso un po' tirato, stanco. Lì, a dire a te stesso che sei tutto fuorché carino, conciato così. </p><p>Pensare che invece sei bellissimo, uno dei pensieri più luminosi di questo sabato finto. Un sabato di cartapesta, tirato dai fili, come un burattino.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPX0_0dz578-iLdET7H0mfBY5J2usJNy_RAGvVD0AZAYjyBlmuYe9bCP55tGn0bQUX4FfrJ-DnA09pfl6Cxcwz9PirDSz8358Zc5SGY80lBphWWBLXT5O3SjyhZTT7MwUweE9pnHBMPA1r0D1dktySMJCT3e2x-yrLDj3xKLyhvfxFfTOHrHQX-klM/s4032/20220604_083555.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="2268" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPX0_0dz578-iLdET7H0mfBY5J2usJNy_RAGvVD0AZAYjyBlmuYe9bCP55tGn0bQUX4FfrJ-DnA09pfl6Cxcwz9PirDSz8358Zc5SGY80lBphWWBLXT5O3SjyhZTT7MwUweE9pnHBMPA1r0D1dktySMJCT3e2x-yrLDj3xKLyhvfxFfTOHrHQX-klM/w225-h400/20220604_083555.jpg" width="225" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-43993711271650948492022-05-10T19:22:00.001+02:002022-05-10T19:22:10.331+02:00Polaroid #1<p>La strategia è pensare al profumo del bucato appena steso che si intravede dietro la tenda tirata e mossa dal vento, il vetro spalancato perché fa caldo, e sentire un brivido strano lungo la schiena, un brivido che sussurra che l'estate sta arrivando, ma non ancora.</p><p>Arriverà, ma non ancora.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYduAcmFvPaFA1CYEWUY6dMDFdyzuTIlIZdoLYS_nPTDON2XLJ7_YS2uPgweH07-7V6Z6dzUlYdsqqoABWvxnsOI2Pyv7VIKcr6skwSxHntJFZdB5n5PLgO9ScL9u9zHNAz59TADizSLt-Q_DaWAxBTmqXyLCD7zCPORrs8KmCRXAQ-up5fX2JvS9_/s1518/425425@2x.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1518" data-original-width="1128" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYduAcmFvPaFA1CYEWUY6dMDFdyzuTIlIZdoLYS_nPTDON2XLJ7_YS2uPgweH07-7V6Z6dzUlYdsqqoABWvxnsOI2Pyv7VIKcr6skwSxHntJFZdB5n5PLgO9ScL9u9zHNAz59TADizSLt-Q_DaWAxBTmqXyLCD7zCPORrs8KmCRXAQ-up5fX2JvS9_/s320/425425@2x.jpg" width="238" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Malcolm T. Liepke</td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-77887904239954578712022-04-13T08:05:00.002+02:002022-04-13T08:05:25.139+02:00Prospettive.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3r0D-gnY_of5u8f4fOYjL2ZUXRubQ0IqeWviVn2fnsHyMIiYCDq5PwPfl_sNNPKzqkrHZqMXF7Eh7pcHAjhp0YsW3lnnhkTnjtF9P5KXtFcnQ_bcjblTLJSiR8anDqEcJeSbFBR6lcdV8Z_BQgXz4Qr7vXyUbzPo2RIELc9ka7wHeHDEBpDOQfPjf/s1353/20220412_084757.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1353" data-original-width="1301" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3r0D-gnY_of5u8f4fOYjL2ZUXRubQ0IqeWviVn2fnsHyMIiYCDq5PwPfl_sNNPKzqkrHZqMXF7Eh7pcHAjhp0YsW3lnnhkTnjtF9P5KXtFcnQ_bcjblTLJSiR8anDqEcJeSbFBR6lcdV8Z_BQgXz4Qr7vXyUbzPo2RIELc9ka7wHeHDEBpDOQfPjf/w385-h400/20220412_084757.jpg" width="385" /></a></div><br />Forse è come per questo disegno qui, per me, la vita, e io riesco solo a vedere l'omino che precipita col palloncino in mano sebbene ruotando l'immagine e osservandola capovolta ne mostrerebbe uno che fa semplicemente canestro nel bidone con la confezione dello yogurt con cui ha fatto merenda.<p></p><p>Sono la tragedia nella quotidianità. Il melodramma sempre, persino davanti all'evidenza del contrario. Chapeau. Sipario.</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-23279429776669953002022-04-09T13:12:00.004+02:002022-04-09T13:12:57.678+02:00---<p>Voltarmi, distratta,</p><p>e sorpresa:</p><p>mai, così,</p><p><br /></p><p>mai </p><p><br /></p><p>ha saputo splendere </p><p>l'abisso.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhykOKfu0IvEpITFWTpf3B-emYSBam9t48c1Tf-43cBeHeuw60omhy7j030sKM0T7uBmgqTp1dI4Zh26jJPNuTqYgn-Y1pHPY_mgbKDyzrMOpWCklCiVqVfUnNWKBhyfkoN8W-bQGgr4durbkXJz35R79erx71b4C_pkIPyac8GcBsEPb41s6q2aUrD/s1920/Tumblr_l_47047612032571.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1920" data-original-width="1080" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhykOKfu0IvEpITFWTpf3B-emYSBam9t48c1Tf-43cBeHeuw60omhy7j030sKM0T7uBmgqTp1dI4Zh26jJPNuTqYgn-Y1pHPY_mgbKDyzrMOpWCklCiVqVfUnNWKBhyfkoN8W-bQGgr4durbkXJz35R79erx71b4C_pkIPyac8GcBsEPb41s6q2aUrD/w360-h640/Tumblr_l_47047612032571.jpg" width="360" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-20635978923638951062022-03-25T20:24:00.001+01:002022-03-25T20:24:21.682+01:00Maionese.<p>Ho fatto la maionese stasera, e l'ho fatta per due ragioni. </p><p>La prima è che ne avevo una voglia smisurata, eppure mi sono dimenticata , sabato scorso, di comprarla al supermercato. Mi pareva insopportabile l'idea di non poter farcire il mio panino con la maionese.</p><p>La seconda è che tu mi piaci da impazzire. Lo dico - e te l'ho scritto - riferendomi al senso letterale dell'espressione. Quando penso a quanto mi piaci, ecco, mi sembra di impazzire. Impazzisco talmente tanto da condividere con te cose che non direi a nessuno, come appunto il fatto che mi piaci da impazzire. </p><p>Dovevo in qualche modo riempire il silenzio con cui mi hai risposto, quello non certo dovuto al fatto che tu non abbia nulla da rispondere, non certo dovuto al fatto che io non ti procuri lo stesso effetto. Un silenzio dovuto al fatto che non c'è nient'altro da dire, perché ciò che affermo è vero. E tu lo capisci. Dovevo in qualche modo riempire il silenzio dei tuoi occhi che mi guardavano dall'altra parte dello schermo con qualcosa che rischiasse di impazzire, come me, ma che non lo facesse. Che se ne restasse buona buona lì.</p><p>Così ho mischiato tuorlo e olio di semi come se non ci fosse un domani, perché a volte anche se le cose ce le meritiamo noi e non qualcun'altro, beh: non le otteniamo comunque. Fine della storia. Così va la vita.</p><p>Per questo, appunto, per tutto questo ho fatto la maionese stasera. E poi ho bevuto uno spritz. E adesso non c'è nessun modo differente in cui vorrei dire quello che sto dicendo. </p><p>È una fortuna che io abbia un panino da farcire, è una fortuna che la maionese non sia impazzita, è una fortuna avere te, da qualche parte nel mondo.</p><p>Buon appetito.</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-63666023064637577232022-03-17T09:37:00.000+01:002022-03-17T09:37:22.060+01:00Viola<p>Mercoledì sera, ore 20:00.</p><p>La prima paziente del mercoledì è tosta. Lo è sempre, anche quando è di buon umore. Lo è quando tenta di strapparmi via la visiera e la mascherina, quando lancia i personaggi della casetta contro il muro, quando si tappa orecchie e occhi per non doversi interfacciare con me, quando mi graffia le mani se tento di mettermi in contatto visivo con lei. </p><p>Stamattina abbiamo soffiato in un bicchiere di plastica riempito d'acqua, sapone e tempera viola. Abbiamo creato vulcani di bolle che andavano a colorare i fogli messi sotto, a mo' di tovaglietta. Mi guardava negli occhi, lo faceva senza che nemmeno glielo chiedessi, ed era felice. È stata tosta lo stesso, ma era felice.</p><p>Ora, dodici ore dopo, appena rientrata a casa, quello che mi resta di questo mercoledì sono i polpastrelli colorati. Sapone e gel igienizzante non hanno saputo risolvere la cosa in nessun modo per tutto l'arco della giornata. Mi guardo le dita e sospiro, pensando alla stanchezza. Pensando a quei colori.</p><p>Sono stanca di una stanchezza che nemmeno l'acquaragia saprebbe lavar via. Aspetto che arrivi in fretta ciò che deve, con la stessa aria guardinga di un cucciolo d'animale che non sappia quale pericolo troverà una volta girato l'angolo.</p><p>Sola. Così.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiiWfjbi7gW6mXYbR00LoJnG2VbJjFYRzi55bgheKiM7ncyNzFQr0_AuZQVbOliQbINe0SSu9WvuuC2Clm0rHoFuVULx20MSz-xJ-mf_uwwqpiSgf_vZhPH-0UEPb3xjnLtske9q_XcIrDwRbpd9B-IcczHelKPjJlgOGQGSbgMhNAQNWtEtlj0j_7q=s1280" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="948" data-original-width="1280" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiiWfjbi7gW6mXYbR00LoJnG2VbJjFYRzi55bgheKiM7ncyNzFQr0_AuZQVbOliQbINe0SSu9WvuuC2Clm0rHoFuVULx20MSz-xJ-mf_uwwqpiSgf_vZhPH-0UEPb3xjnLtske9q_XcIrDwRbpd9B-IcczHelKPjJlgOGQGSbgMhNAQNWtEtlj0j_7q=w400-h296" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-29091983410781699752021-11-25T15:40:00.001+01:002021-11-25T15:40:40.190+01:00La vita a volte è una merda, altre volte no.<p>25/11/2017</p><p><br /></p><p>Bambina: Tu ce li hai bambini?</p><p>Io: No.</p><p>Bambina: E non li vuoi?</p><p>Io: È difficile, sai, dare una risposta cosí.</p><p>B: Come? Perchè?</p><p>Io: Ci sono tante cose da pensare bene.</p><p>B: Beh. Se li vuoi lo dici e li vai a prendere.</p><p>Io: Ahah, sí. Va bene, ci penserò.</p><p>B: Comunque sono fortunata.</p><p>Io: Perchè?</p><p>B: Perché ho te. Mi fai fare cose belle. Mi piace avere te come lododiditta.</p><p>Io: Eh?</p><p>B: La mia lododiditta.</p><p><br /></p><p>Chiaro. Tutto.</p><p>💚</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-56883965135964623052021-11-14T07:43:00.002+01:002021-11-14T07:43:58.835+01:0014 novembre 2019. Sono passati due anni eppure sembra ieri.<p>A volte anche nella vita dei bambini succedono cose sbagliate, improvvise, destabilizzanti. Cose che, ad esempio, riguardano la morte di qualcuno di importante. Per questo, all'ingresso, la mamma mi prepara ad un bambino che sarà - a detta sua - esplosivo. È il modo in cui metabolizza le cose da sempre, dopotutto.</p><p>Lui entra in stanza e si siede. Prende il quaderno e noto per la prima volta queste mani dalle dita così lunghe che sembrano rami in inverno. Dita così incapaci di fare che neppure quelle leggerissime pagine riescono a girare. "Non ci riesco", dice. Lo aiuto.</p><p>Mi chiede poi di stampare una storiella e, mentre la commentiamo, lancia una biro alle sue spalle guardandomi, provocatorio. Dopo un po' gli chiedo se può raccogliermela, perché ho bisogno di scrivere. "Ma certo", risponde. </p><p>La prende, mi guarda, e la scaglia con una forza incredibile contro il vetro alle mie spalle. Mi passa a pochi centimetri dalla faccia e mi sembra che mi lasci un solco, ma dentro. </p><p>Non reagisco in nessun modo. Lui mi circumnaviga, la raccoglie di nuovo e me la porge gentilmente.</p><p>Sceglie infine di giocare con i mezzi di trasporto. Di solito succedono disastri e incidenti incredibili. Oggi, invece, la betoniera è il capo dei lavori e tutti i veicoli lavorano insieme, uniti.</p><p>Lo guardo ancora, e in un battito di ciglia mi chiedo come sia possibile spiegare ad un bambino che la vita è fatta così, come quelle sue dita a forma di rami in inverno. Talvolta gentili e armoniose, talvolta crudeli e violente, talvolta ancora incapaci e frustranti.</p><p>"Andiamo dalla mamma adesso?", mi domanda poi.</p><p>Ed è a questa richiesta così semplice e naturale che concludo che quella che non sa spiegarsi la vita sono io, dopotutto. Quella che ancora cerca un equilibrio in ciò che mai l'avrà. Quella che si stupisce dei boati che il silenzio produce.</p><p>Io, con le mani aperte, dal palmo a cuore.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEht0kHqXh0I49KjQhXENanC5mWCBHKKvB-TXVFrgtzZxHzy15snqc8PR-cgWjRDoBAecT3BQoq2qCLrwf9dSmUlRG7DQigDRBSIxlB4JiQNI9nO2XuN_6bCh5gDaU4nDbd2JN8fVgJIu1Q/s510/FB_IMG_1636871937010.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="510" data-original-width="510" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEht0kHqXh0I49KjQhXENanC5mWCBHKKvB-TXVFrgtzZxHzy15snqc8PR-cgWjRDoBAecT3BQoq2qCLrwf9dSmUlRG7DQigDRBSIxlB4JiQNI9nO2XuN_6bCh5gDaU4nDbd2JN8fVgJIu1Q/w400-h400/FB_IMG_1636871937010.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-40342512893600565332021-11-10T11:00:00.004+01:002021-11-10T11:00:35.543+01:00Codardia.<p>Ci sono a volte dei ricordi che tornano alla mente come dei flash e ci si rende conto che sono sempre stati conservati, solo che non ci si pensava da talmente tanto tempo che sembravano non esistere più.</p><p>Tutto questo per dire che ieri mattina verso le sei mi sono ricordata della sensazione di protezione che provavo quando da piccola mi rincantucciavo nell'angolo della mia stanza tra il letto a sponde di mio fratello e il mobile di legno chiaro in cui tenevo libri e giochi da tavolo. Poco più in là la finestra col balconcino, a sinistra le sbarre a cui aggrapparsi e il mondo lontanissimo.</p><p>Non ce l'ho più un rifugio in cui rincantucciarmi. Sono sempre orgogliosa e fiera del mio voler restare in disparte, ma la verità è che non ne ho nemmeno mezzo di angolo in cui ripararmi. È così quando si cresce, no? Gli angoli diventano altro: persone, luoghi di vacanza, bar, librerie, cinema, segreti.</p><p>A volte diventano addirittura sentimenti e ci si rende conto solo dopo, quando è troppo tardi, di non provarli davvero. Che quell'amore e quell'affetto altro non sono se non tasselli del proprio personale scudo di difesa. Il proprio angolo nascosto dalla vita.</p><p>Qualcosa che ha a che fare con l'essere codardi, a ben vedere. Codardi, sí, e pieni di cocci che si staccano, cadono a terra e fanno fottutamente rumore.</p><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-25178875778456701092021-11-08T11:21:00.003+01:002021-11-08T11:23:11.467+01:00Privarsi dell'anima comporterebbe una lauta ricompensa.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Versione web richiesta: </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/ENnTNqbCQBI" width="320" youtube-src-id="ENnTNqbCQBI"></iframe></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Sei tornato quasi rinvigorito, dissetato, senza una minima consapevolezza di ciò che quei giorni hanno significato per me.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">La colpa, di nuovo, non esiste. Mi hai insegnato a farla cadere dalle spalle come uno zaino troppo pesante da trasportare e quindi da abbandonare a terra senza troppe smancerie. La colpa non esiste, dicevo: non è né tua né mia.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Non sai, semplicemente, cosa implichi gestire l'assenza di qualcuno senza poter minimamente conoscere la sua localizzazione, il suo stato di salute, la sua integrità fisica. Non sai quanto terribile sia ignorare se quell'individuo condivida ancora la sua esistenza con te, sulla Terra. Cosa rappresenti il soppesare le ultime parole dette - spesso a vanvera - le azioni fatte e soprattutto quelle non fatte. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Sono cambiata di nuovo, in un clic. Quali sono le cose davvero importanti, ora? Cosa sono disposta a perdere e cosa no? Cosa desidero in modo davvero simile ad assaggiare quelle increspature sulle tue labbra?</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Da cosa devo partire? Da cosa devo ripartire, di nuovo?</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">C'è così tanto silenzio che mi sembra di morire.</div><br /> <p></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-34999546467910278942021-11-02T15:54:00.001+01:002021-11-02T19:21:06.051+01:00Del pescare.<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6B-vLXziaJLIcfvVfFbGri0KgDCRZn9GkYRMT9bzfnH9eXMvDwjQRTqs5rtVzGEJJYpSh3Sbb4jFRyso6-TukkD6Ity-Pf1-EMK88qZ-eoAfuRU7yStnppu_2faPJ9yqxr8zmfmILXAQ/s1280/fish-1372923_1280.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="803" data-original-width="1280" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6B-vLXziaJLIcfvVfFbGri0KgDCRZn9GkYRMT9bzfnH9eXMvDwjQRTqs5rtVzGEJJYpSh3Sbb4jFRyso6-TukkD6Ity-Pf1-EMK88qZ-eoAfuRU7yStnppu_2faPJ9yqxr8zmfmILXAQ/w400-h251/fish-1372923_1280.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p>Io che di tempo ne ho impiegato tanto, con la pesca, da piccina, so che un bravo pescatore è silenzioso, attento, paziente. Guarda con diffidenza ogni refolo di vento e sa contare sulla sua lenza sottile, per riempirsi lo stomaco la sera.</p><p>È rispettoso, il pescatore vero, e quando sa di non avere il diritto di prendere ributta il pesce troppo piccolo in acqua, senza manipolarlo troppo con le mani per non procurargli dolore inutilmente. Sopporta spine, creste, ami nella pelle, pioggia battente, odore stagnante. Sa aspettare e non prende mai le giornate sfortunate come accanimenti, ma come tappe necessarie lungo un sentiero scosceso. </p><p>Per questo, credo, quando ti penso la mia mente si popola di immagini di pesci. I pescatori siamo io e te, in un'alternanza magica che sa di predatore che si scopre preda - ricordi? Lo dice anche la tua coscia -. Le esche sono parole, opere ed omissioni, ma la colpa non si dà, perché è un termine che a te non piace e di cui io ho imparato a sorridere. Il pescato è sempre abbondante e sazia di una pienezza rara e tanto bella, quasi da doverne lacrimare. </p><p>E non so. Non so come meritarmi tutto questo. So solo che ho imparato a capire che tu mi.</p><p>Che io ti.</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-57991243013190373532021-10-27T13:06:00.000+02:002021-10-27T13:06:14.580+02:00L'importanza sta nelle piccole cose.<p>Oggi questo bambino mi si avvicina a passo felpato. È strano, perché di solito devo pregarlo in cinese, inginocchiata sui ceci, per fargli fare le cose con calma, inibendo la sua naturale tendenza a tirare fuori ogni gioco dalle scansie. </p><p>Mette la mano a coppa a lato della bocca, per amplificare il suono del suo sussurro: "SSST!", mi intima. "Non dirlo alla mamma eh, perché non avevo il permesso, ma tieni, è tua. Così fai merenda".</p><p>E io non lo so. </p><p>Non so se commuovermi per il gesto in sé o perché abbia ritenuto possibile che io mi sfamassi in questo modo, quando invece la mia rappresentazione di merenda accettabile mi vede come un facocero a digiuno da un mese davanti al cenone di Natale.</p><p>Ad ogni modo sono sempre dei mostriciattoli tenerelli.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Pll7koSfGqeZtl7Un6ps84NyOoqWtzPAnivtZpCzsCNkrJYfY31OZEsIaTCtgFf_lipDW5Bzd1oFukRhI_Mq-5UIAX7qVC1HMyzY1pmIWKFhtfh7KVmgnWu6xzb3lLhD7nRcDsj4LAA/s1080/IMG_20211026_184914_055.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1057" data-original-width="1080" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Pll7koSfGqeZtl7Un6ps84NyOoqWtzPAnivtZpCzsCNkrJYfY31OZEsIaTCtgFf_lipDW5Bzd1oFukRhI_Mq-5UIAX7qVC1HMyzY1pmIWKFhtfh7KVmgnWu6xzb3lLhD7nRcDsj4LAA/s320/IMG_20211026_184914_055.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">È un foglio A4, non un A3. Ho delle mani piccine, voglio precisarlo.</td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-50312328341789739002021-10-18T09:39:00.002+02:002021-10-18T09:39:46.634+02:00"Senza un perché"<p><span style="color: #6aa84f;"><b>(Questo post andrebbe visualizzato in versione web, altrimenti temo sembrerebbero solo parole senza senso - non così tanto diversamente dal solito, dopotutto).</b></span></p><p>"Senza un perché":</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/dTdiAqA7IT8" width="320" youtube-src-id="dTdiAqA7IT8"></iframe></div><br /><p></p><div>Ps: La versione originale è della meravigliosa Nada, maestra di come saper essere credibile non solo mettendoci la voce, ma anche la faccia. Qui:</div><div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/_LETPYGCpQ8" width="320" youtube-src-id="_LETPYGCpQ8"></iframe></div><br /></div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-28238640082641287262021-10-14T00:00:00.002+02:002021-10-14T00:00:36.036+02:00Non lo so.<p>È per via del fatto che ormai i giorni buoni scarseggiano, diventano come un'eccezione immersa in una marea di giorni non buoni. È per via del fatto che ci sono relazioni che durano, che crescono fiere anche senza toccarsi, vedersi, sentirsi, e altre che dopo qualche tempo non sanno più trovare cose da scambiarsi. Perché ogni relazione è uno scambio, un baratto. Ti do un mio pezzo se mi dai quel tuo pezzo che io non ho ancora, perché lo desidero tanto. Ma non si prende senza sacrificare qualcosa. È così, ed è nell'ordine naturale delle cose.</p><p>[E, quindi, perché stai così, se tutto questo è normale?]</p><p>Vedi, quando uno passa la vita a limarsi gli spigoli, finisce che da quadrato diventa tondo. Quando si è tondi e non si ha qualcosa a cui aggrapparsi, ogni refolo di vento diventa leva. Motivo per scappare, dicono i più. Si scappa, si rotola, si scappa continuamente. Diventa quasi la modalità elettiva per andare avanti. Rotolare via e ricominciare.</p><p>[Credi che smetterai mai?]</p><p>Non lo so.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbYGXbegRhAwl4vOG9mZw-WfMU_814Pa40w6TLHahgbtv6MBBRyrhbVvx_p5m90Lq0yIwXtFyeMj5tt5cDSxpapo1CGY9SlfvqtMo6IQ4KljoyNn5pQhE_BM3DMUQK_4ioAzjLZN0qhJQ/s823/image206_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="823" data-original-width="800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbYGXbegRhAwl4vOG9mZw-WfMU_814Pa40w6TLHahgbtv6MBBRyrhbVvx_p5m90Lq0yIwXtFyeMj5tt5cDSxpapo1CGY9SlfvqtMo6IQ4KljoyNn5pQhE_BM3DMUQK_4ioAzjLZN0qhJQ/w389-h400/image206_2.jpg" width="389" /></a></div><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com18tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-14319968622567953052021-10-07T10:27:00.002+02:002021-10-07T10:27:08.947+02:00Portoni.Questo pomeriggio il portone della chiesa in piazza era chiuso. Di solito passo di mattina, durante la messa, quando è aperto, ma non oggi.<div><br /></div><div>Riflettevo mentre camminavo sul fatto che da bambina le maniche dei maglioni che indossavo erano così lunghe che sarebbe stato impossibile fare qualsiasi cosa, ed erano quindi costantemente risvoltate. Per questo mi risulta così difficile accettare di fare la medesima procedura con i jeans, credo, al giorno d'oggi. Infattibile, davvero: mi sentivo allora talmente inadeguata da poter attribuire a quel periodo l'origine della mia fatica esistenziale.</div><div>Ad ogni modo - pensieri idioti a parte - è stato mentre pensavo ai risvoltini ai jeans che l'ho notato: il portone della chiesa in piazza era irrimediabilmente chiuso. Serrato.</div><div><br /></div><div>È buffo - no? - che anche un luogo simbolo di accoglienza incondizionata come può esserlo una chiesa ogni tanto chiuda l'ingresso principale. Eppure è necessario, probabilmente.</div><div>Come è necessario ostacolare un po', ogni tanto, l'entrata di qualsivoglia stimolo nel proprio animo. È necessario tutelarsi. Proteggersi. Ricaricarsi.</div><div><br /></div><div>E forse sta proprio lì, il punto del mio ricercare e poi respingere, ultimamente. Allargare le braccia per poi stringerle, conserte. Incamminarmi lungo un sentiero che irrimediabilmente non avrò la costanza di seguire sino al traguardo. Sì.</div><div>Dovrei affiggere un cartello sul mio petto:</div><div><br /></div><div>"Non vogliatemene, sto cercando di salvarmi".</div><div>Sarebbe più facile parlare. </div><div>Meno pericoloso, vivere.</div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-42212571161536627742021-10-01T19:39:00.003+02:002021-10-01T19:39:54.332+02:00Colpe vs rabbia.Ho posato gli occhiali, ho tolto il laccetto nero in fondo alla treccia, ho snodato i capelli, ho levato il mollettone e ho sospirato. Poi ho avvicinato la salvietta, ho aperto la finestra per bene in modo da non permettere al vapore di ristagnare, quindi sono entrata. Sono entrata in doccia, sì, ma con il reggiseno ancora indosso.<div><br /></div><div>Non appena le prime gocce NON hanno bagnato il mio petto come avrebbero dovuto, ho lanciato un'occhiataccia al getto caldo, come a domandargli se si fosse rincretinito improvvisamente. Così, per dare la colpa a qualcuno.</div><div><br /></div><div>Lo facciamo spesso, no? Attribuire colpe a chi non ne ha, almeno direttamente. Che poi, mh, mi viene in mente quel qualcuno che dice che "colpa" è sempre un modo di dire sbagliato. E forse è davvero così.</div><div><br /></div><div>Ad ogni modo ho tolto il reggiseno e l'ho lanciato fuori, scuotendo la testa, in un modo tutto mio di NON ammettere l'errore, quasi in reazione al fastidio procurato dall'indumento anziché all'imbarazzo che il mio essere stordita mi ha procurato.</div><div><br /></div><div>È come quando sono arrabbiata e quindi divento triste, quasi in reazione all'autonalisi inclemente anziché al torto subito.</div><div><br /></div><div>Una rincoglionita, appunto.</div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-19197324601680428492021-09-28T20:05:00.002+02:002021-09-28T20:05:31.209+02:00Ditemelo voi (pillola di logo #non ricordo, poi la cerco)<p>Come sempre a fine seduta, questa piccola bimba selvaggia si arrampica sullo sgabello e gioca con la casetta di legno mentre do il rimando alla sua mamma. </p><p>Oggi le sto dicendo che le cose vanno più che bene. In una manciata di mesi sua figlia ha recuperato praticamente tutto l'inventario fonetico e lo sta generalizzando alla velocità della luce. È passata da un eloquio quasi completamente incomprensibile a un linguaggio ricco e fluente, deliziosamente maturo in certi momenti. La informo, quindi, che ho deciso di diradare le sedute e la invito a prepararsi a terminare il percorso di riabilitazione logopedica a breve. Lei sospira e porta una mano al petto, gli occhi lucidi. </p><p>Dice il nome della piccola, la chiama vicina e in un istante quell'esserino spettinato sul quale i vestiti - seppur meravigliosi e curati - sembrano sempre delle pezze raffazzonate e appiccicate alla bell'e meglio, fa capolino al suo fianco, lo sguardo ampio e mai distratto. </p><p>- Hai sentito cosa ha detto Martina? Tra poco avrai finito di lavorare con lei, non verremo più qui! -.</p><p>Lei saltella sulle gambe magre e lunghe. Due stuzzicadenti, quasi mi chiedo come possano resistere a tanto sforzo senza mai spezzarsi.</p><p>- Sì. Ho sentito. Ma non è vero: Martina resterà sempre, per me -. </p><p>E quindi funziona così, in questo momento dove sento così vuoto il mio, di fianco. In questo momento dove non capisco che ruolo voglio avere. Ora, <i>qui ed ora</i>, che mi sento il solito scarabocchio. Adesso, che fa così dannatamente freddo nonostante l'estate si sia rotta da poco. Che guardo la felicità altrui e la invidio così profondamente, così violentemente da sentirmi in colpa e controllo gli occhi, le lacrime, i sentimenti, per non lasciare trapelare nulla di questo nero che ho dentro.</p><p>Funziona così, e so che ragione ne ha da vendere, quello scriccioletto selvatico tutto scombinato: io ci sarò sempre, per lei. </p><p>E lei ci sarà sempre, per me. </p><p>E, mi dico io, se questo non è un edulcorato, strambo e quasi indecente modo di essere madre, allora, io davvero non so che cazzo è. </p><p>Ditemelo voi, che cazzo è.</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-16854370639652151292021-09-24T20:05:00.008+02:002021-09-24T20:06:53.938+02:00Bisogni.<p>Io non ho bisogno di un cazzo di niente.</p><p>Fine dell'elenco.</p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-52536968496546434142021-09-20T11:15:00.006+02:002021-09-20T11:20:14.386+02:00Si è rotta l'estate.<p>Niente, non riesco in alcun modo a distogliere la mia mente da questa manciata di parole: si è rotta l'estate.</p><p>Il motivo per cui vorrei liberarmene è che non è mia, l'espressione, ma del mio ex. Il motivo per cui non riesco a farlo è perché mi è sempre piaciuta follemente.</p><p>Ricordo un'estate di qualche anno fa, era agosto inoltrato, e stavamo camminando in mezzo alle bancarelle di una festa politica (ovviamente); una folata più rigida delle altre ci ha fatti stringere nelle nostre felpe e tu hai esclamato: "Ecco. Si è rotta l'estate. È fatta, non tornerà più indietro". Ed era vero. </p><p>Quell'estate non ci sono stati più pomeriggi torridi, serate in magliettina leggera, piroette sul letto alla ricerca di una qualsivoglia corrente d'aria. L'estate si era rotta, semplicemente. Era il caso di fare i conti con settembre, con tutti i propositi lasciati in sospeso a giugno, con le agende da riprendere a compilare. Con la conclusione di tutti quei giri che ci facevamo in gelateria.</p><p>A volte l'estate si rompe ad agosto, ho imparato. Altre a settembre. Quest'anno, l'estate, si sta rompendo adesso. Io lo sento, voi lo sentite? Chissà. </p><p>Mi chiedo se abbia pronunciato anche lui queste parole, ultimamente. A volte ripenso a come finiscono le cose. A come ci si allontana improvvisamente da chi ci è sembrato prima così vicino. È che nel nostro caso non si era rotta solo l'estate. Si era rotto un po' tutto. E in un modo che nemmeno la supercolla avrebbe saputo risolvere. In un modo che nemmeno un giro in gelateria sfidando i primi freddi avrebbe saputo risolvere.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtwbM12o0lK46S5HYJExrqWAK-py8xjLRxEHjoNqyfAWAtBVuxA2EfMhB44PxzxCbo5lrO7nVdfXM0TPPfaGvj2OhOnj03kRFZeP_tcG8Vza25jj3xILpsqQt7kai4ma9ldIl60hR-iGI/s1920/grasses-1939673_1920.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtwbM12o0lK46S5HYJExrqWAK-py8xjLRxEHjoNqyfAWAtBVuxA2EfMhB44PxzxCbo5lrO7nVdfXM0TPPfaGvj2OhOnj03kRFZeP_tcG8Vza25jj3xILpsqQt7kai4ma9ldIl60hR-iGI/w400-h266/grasses-1939673_1920.jpg" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-51914050059569579762021-09-18T09:45:00.003+02:002021-09-18T16:07:12.132+02:00🤟🏻<p>Sto qui appoggiata a un tavolino mammut a sentire questa metà di settembre che mi si incunea tra le costole. Ho accanto a me una borsa contenente dei mezzi di trasporto che si agganciano magneticamente, dei pupazzetti a dita e gli animali della fattoria.</p><p>Mi passano davanti agli occhi le immagini di quell'ambulanza e penso che sul lettino, lí, mezzo ustionato, potevi esserci tu. Poi un'altra immagine, una mano, per rassicurarmi, le tue tre dita alzate: "Rock 'n Roll babe".</p><p>Potevi esserci tu, sì.</p><p>Allora penso che sarebbe tanto meglio che le ambulanze fossero solo dei giocattoli con la calamita, da attaccare a autopompe dei vigili del fuoco fatte di plastica e alla volante della polizia con le sirene sempre ferme, dipinte.</p><p>Per fare solamente finta di.</p><p>Per fare finta.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2MlZYfj0GKdsn_u4AimLitlPmuGAC2aWoaYEDzO8Yk_76NPmv7ppxeDc0r1kaeDzhgJBy7Nm-1PBX02iAj8fcMOXrAuZhWkBddHNZn5V0cRi-X8elO5hBsqE7gFxt-Kp0YVRVEv_lhbA/s1231/Tumblr_l_362389351205143.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1231" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2MlZYfj0GKdsn_u4AimLitlPmuGAC2aWoaYEDzO8Yk_76NPmv7ppxeDc0r1kaeDzhgJBy7Nm-1PBX02iAj8fcMOXrAuZhWkBddHNZn5V0cRi-X8elO5hBsqE7gFxt-Kp0YVRVEv_lhbA/s320/Tumblr_l_362389351205143.jpg" width="281" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX8o5fjW43SEMIGoixOYmc62V-mlmuAAKAbF3nbFbTA-PyCnHOR4ZWKDSBC4pL3io6RKKueB-ZfSxvlad-cSaktWT3rijyyYYoIiqEjBRH5jEpa9B3hUiE5mMlQ6Du5IZgs5rHOkXGieE/s1131/Tumblr_l_362403518303731.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1131" data-original-width="1080" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiX8o5fjW43SEMIGoixOYmc62V-mlmuAAKAbF3nbFbTA-PyCnHOR4ZWKDSBC4pL3io6RKKueB-ZfSxvlad-cSaktWT3rijyyYYoIiqEjBRH5jEpa9B3hUiE5mMlQ6Du5IZgs5rHOkXGieE/s320/Tumblr_l_362403518303731.jpg" width="306" /></a></div><br /><p><br /></p>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6105956923129015568.post-87636705045266241462021-09-15T07:23:00.002+02:002021-09-15T07:23:10.669+02:00Parole a latta di tonnoQuando è che certe parole e certe immagini smetteranno per me di essere il bordo di una latta di tonno? "Sussurri tu, mi slabbro, io", avevo scritto.<div><br /></div><div>Ed è così.</div><div><br /></div><div>Certi argomenti mi tagliano dentro, lacerandomi profondamente. E a me non resta che tamponare l'emorragia, alla bell'e meglio. Con dei cenci presi chissà dove, da chissà chi. Con chissà quale istinto di sopravvivenza.</div><div><br /></div><div>I sogni stanotte mi hanno portato via labbra e voce, che al di là dell'essere le sole due cose, insieme al collo, che preferisco di più di me, beh, hanno quel sottile filo conduttore che riguarda l'esprimersi. Ma sono io. Io me lo sto impedendo. Trovo questo sfogo nel blog, mi illudo che possa essere sufficiente, ma le giornate mi si accartocciano addosso. </div><div>Vedo una sirena nell'angolo. Si è attivata, rossa, e mi osserva col suo occhio rotante. Mi dice "Fai qualcosa. E fallo in fretta".</div><div><br /></div><div>Fai qualcosa.</div><div>E fallo in fretta.</div><div><br /></div><div>Fai qualcosa.</div><div>E fallo in fretta.</div>La Martihttp://www.blogger.com/profile/02511066585376046269noreply@blogger.com4