Avete presente "The others", con la Kidman?
Ecco, è stato recentemente girato un remake.
A casa mia. L'attrice principale è mia madre.
Sostanziali le differenze: la famiglia è sempre composta da 4 elementi, di cui due genitori e due figli (un maschio più piccolo - Fratellopaziente -, e La Marti). Il padre non è però deceduto al fronte e la casa in cui vivono (immersa nella nebbia della Bassa Padana anzichè della brughiera inglese) non è così esageratamente enorme.
Si aggiunga a tutto ciò un rinnovamento del focus attentivo che ruota attorno ai componenti domestici. Se, infatti, nella versione originale erano le porte a farla da padrone (ricordiamo la celeberrima battuta "Nessuna porta deve essere aperta prima che l'ultima sia stata chiusa, è così difficile da capire? Questa casa è come una nave e qui la luce deve essere controllata come se fosse acqua, aprendo e chiudendo le porte"), il remake viene costruito attorno ad un perno lievemente diverso: le finestre.
La trama, infine, racconta di questa madre fondamentalmente ossessionata dalla pratica di rinnovamento dell'aria all'interno delle stanze, di come la figlia (La Marti) lotti strenuamente inseguendola a destra e a manca per chiudere i vetri e di come alla fine (SPOILER!!!) quest'ultima si arrenda di fronte alla furia omicida del genitore.
Riporto soltanto, con criteri del tutto personali (in molti sensi) una battuta del film e la descrizione di una delle migliori scene del remake. Per la prima ho scelto: "Non sai che se non si cambia l'aria ogni tanto i germi e i batteri poi prolificano e qui diventa una fogna? Su, dai, anche se sono le 7.30 apro solo un paio di minuti".
Per la scena, invece, vorrei sottolineare la profonda riflessione che suggerisce il passaggio in cui la figlia, ammalatasi di tonsillite e sofferente nel suo letto di dolore, estragga il piumone all'alba del 23 ottobre e vi si rintani sotto come un piccolo leprotto in cerca di rifugio per il letargo.
Indescrivibile. Solitamente non amo i remake, ma questo mi ha lasciata senza parole.
Lo consiglio, vale tutti i 7/8 euro del biglietto. Per chi fosse interessato al tour all'interno della casa, mi contatti privatamente.
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25 ottobre 2014
20 ottobre 2014
Elenco di quindici #2
Mi accingo a restringere la categoria "esseri umani di sesso maschile" (presa peraltro in considerazione in questo post), riducendola a "esseri umani di sesso maschile praticanti la professione di Dottore di La Marti".
Tenete conto che tutto ciò che verrà riportato, oltre che essere veritiero al 100%, si è svolto in un'unica visita. Perchè - per chi non lo avesse ancora capito - l'ultima volta che mi sono ammalata avevo 5 anni e il mio dottore era un pediatra.
La Marti entra in sala d'attesa e si siede. Mancano una decina di minuti alle 8, il nulla più totale la circonda e le tonsille se potessero le darebbero dei pugni sul naso da tanto sono infiammate.
Cigolando, la porta si apre e appare lui. Big Doc. Saluta un'altra signora. Mi guarda.
1) LEI COSA CI FA QUI?
Oddio, vorrei dirgli, sembravano sedie tanto comode, da fuori, che sono entrata e mi pareva bello starmene qui un po'. Cosí, per ravvivare l'ambiente. Invece lo osservo e mugulo un sommesso "eh, Dottore. Sto male".
2) AH, VA BENE. ALLORA ENTRI.
Non ricordavo che fosse un tipo così sospettoso, penso. Chissà..magari pensava gli volessi rifilare un Folletto, un'enciclopedia, un tappeto.
3) MA LEI È UNA PAZIENTE DEL COLLEGA MALATO?
Ehm..no. Sono una sua paziente, La Marti Vattelapesca...
4) ADESSO CONTROLLO. AH..SÌ, LA MARTI VATTELAPESCA. RESIDENTE IN VIA BLABLA NUMERO 26...?
Presente, signor maestro. Non mi sgridi.
5) MA LEI QUANTI ANNI HA?
Non glielo dirà il suo Supercomputer che sa il mio indirizzo? Ma pensa....26. Ne ho 26.
6) AH. VA BEH. MI RACCONTI..
Gli dico solo una cosa: le tonsille. Ho le tonsille disastrate. Me le sono guardata allo specchio e..
7) AH. ADESSO GUARDO SUBITO.
Estrae un astuccetto tanto carino da cui estrae un'altrettanto carina lucetta. Si avvicina, mi dice di girare la testa, di aprire le fauci e accenna un lento sì, col ciuffo che sballonzola.
8) SÌ, NON È UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA MA I SUOI CORPI CAVERNOSI TONSILLARI SONO MOLTO DILATATI.... (blocco qui la frase ma poi continua).
La blocco perchè quando lo sento pronunciare "corpi cavernosi" mi immagino questa scena di me che reagisco tipo:
9) ...DILATATI, PRONTI A RICEVERE...e non completa la frase.
Tenete conto che tutto ciò che verrà riportato, oltre che essere veritiero al 100%, si è svolto in un'unica visita. Perchè - per chi non lo avesse ancora capito - l'ultima volta che mi sono ammalata avevo 5 anni e il mio dottore era un pediatra.
La Marti entra in sala d'attesa e si siede. Mancano una decina di minuti alle 8, il nulla più totale la circonda e le tonsille se potessero le darebbero dei pugni sul naso da tanto sono infiammate.
Cigolando, la porta si apre e appare lui. Big Doc. Saluta un'altra signora. Mi guarda.
1) LEI COSA CI FA QUI?
Oddio, vorrei dirgli, sembravano sedie tanto comode, da fuori, che sono entrata e mi pareva bello starmene qui un po'. Cosí, per ravvivare l'ambiente. Invece lo osservo e mugulo un sommesso "eh, Dottore. Sto male".
2) AH, VA BENE. ALLORA ENTRI.
Non ricordavo che fosse un tipo così sospettoso, penso. Chissà..magari pensava gli volessi rifilare un Folletto, un'enciclopedia, un tappeto.
3) MA LEI È UNA PAZIENTE DEL COLLEGA MALATO?
Ehm..no. Sono una sua paziente, La Marti Vattelapesca...
4) ADESSO CONTROLLO. AH..SÌ, LA MARTI VATTELAPESCA. RESIDENTE IN VIA BLABLA NUMERO 26...?
Presente, signor maestro. Non mi sgridi.
5) MA LEI QUANTI ANNI HA?
Non glielo dirà il suo Supercomputer che sa il mio indirizzo? Ma pensa....26. Ne ho 26.
6) AH. VA BEH. MI RACCONTI..
Gli dico solo una cosa: le tonsille. Ho le tonsille disastrate. Me le sono guardata allo specchio e..
7) AH. ADESSO GUARDO SUBITO.
Estrae un astuccetto tanto carino da cui estrae un'altrettanto carina lucetta. Si avvicina, mi dice di girare la testa, di aprire le fauci e accenna un lento sì, col ciuffo che sballonzola.
8) SÌ, NON È UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA MA I SUOI CORPI CAVERNOSI TONSILLARI SONO MOLTO DILATATI.... (blocco qui la frase ma poi continua).
La blocco perchè quando lo sento pronunciare "corpi cavernosi" mi immagino questa scena di me che reagisco tipo:
La amo. |
Un telegramma, una mail, una micropopolazione di germi alieni, un ceffone sulla faccia al tuo posto? Che cosa, che cosa, Big Doc?
10) SAH, CHE COSA LE DEVO PRESCRIVERE? CE L'HA IN CASA L'ANTIBIOTICO?
Sì, di solito lo tengo fra la boccetta di cianuro, la semiautomatica e i candelotti di dinamite per uso domestico.
11) PER IL LAVORO FACCIAMO UNA SETTIMANETTA?
No, Dottore. Non sto morendo quindi non mi tappi in casa proprio ora. Io poi non mi ammalo mai...
12) AH ECCO PERCHÈ NON L'AVEVO MANCO RICONOSCIUTA AHAH!
Mai sentito che a tacere si fa meglio a volte? Nah, eh?
13) BENE, FACCIAMO CHE MI CHIAMA NEL CASO IN CUI DOVESSE STARE ANCORA COSÌ MALE?
Bravo, e mò ragioniamo.
14) MA ME LA DICA LA VERITÀ: DA QUANDO NON CI VEDIAMO IO E LEI?
Ehm. Dalla mia assunzione, quattro anni fa. Sono dovuta venire per chiedere un'impegnativa per gli esami del sangue. E chiudiamo in bellezza con:
15) AH, CAPISCO. VA BENE, ALLORA CI VEDIAMO PRESTO!
............MA ANCHE NO!
18 ottobre 2014
Io non mi ammalo mai.
Una potrebbe spendere parole per raccontare che a 5.20 si è svegliata con la laringe che pareva un secchio incastrato in pozzo e che non riusciva ad andare nè su nè giù.
Potrebbe dire che la testa pareva invece infilata in un forno.
Che pure il linfonodo gonfio del collo non ci voleva.
Che 'fanculo è sabato e una di sabato non può stare male.
Che, stronzi, i bambini moccolosi l'hanno messa ko.
Che il dottore di sabato non c'è.
Che tanto succederà che non avrà febbre e si aggirerà zombica a fare quello che deve.
Che è incazzata nera.
Potrebbe dire tante cose, una.
Io dico solo: oh. Ma io non mi ammalo mai.
Significa che ho le difese basse.
Ciò mi preoccupa molto.
Ma molto eh.
Potrebbe dire che la testa pareva invece infilata in un forno.
Che pure il linfonodo gonfio del collo non ci voleva.
Che 'fanculo è sabato e una di sabato non può stare male.
Che, stronzi, i bambini moccolosi l'hanno messa ko.
Che il dottore di sabato non c'è.
Che tanto succederà che non avrà febbre e si aggirerà zombica a fare quello che deve.
Che è incazzata nera.
Potrebbe dire tante cose, una.
Io dico solo: oh. Ma io non mi ammalo mai.
Significa che ho le difese basse.
Ciò mi preoccupa molto.
Ma molto eh.
14 ottobre 2014
E per ora ce l'ho.
Succede così. Che uno sente parecchie volte una canzone e le dà un significato, un senso - ecco -, poi tutto d'un tratto le cose cambiano.
Per esempio una tizia qualsiasi cammina costeggiando il Centro di Formazione Professionale e pensa "che due balle, ancora pochi passi e devo spegnere il lettore", perchè è praticamente arrivata a destinazione. Poi nelle cuffie passa quella precisa frase cantata - una frase sentita decine di volte, perchè non è stato il fato a metterla nella lista della riproduzione automatica, eheheheh no - e qualcosa BOM. Scatta. Cambia.
E quella tipa dice..va beh io, sono io - e che mi devo nascondere? -..ricomincio.
E io dico "ma pensa te, ma te pensa: che roba diversa quest'oggi mi è passata per la testa". Che è un pensiero dolce, no? Da favola che uno legge quando è bambino perchè solo da bambini certe favole hanno una loro credibilità.
L'avevo sempre preso come un concetto in negativo. Una mancanza.
Qualcosa che si vorrebbe avere ma che non si ha. E quindi rosica, babbea.
Invece stamattina, davanti al CFP, ho avuto questa immagine. Una specie di bauletto, uno di quelli in cui potrebbe anche esserci una ballerina su un piedistallo girevole (non fatemi usare la parola carillon, mi ha sempre nauseata). Un bauletto, quindi, in cui riporre qualcosa di prezioso, che non è qualcosa che manca, che non si ha, di cui essere invidiosi, no. È un qualcosa che non appartiene alla nostra persona ma che si ha la fortuna di avere vicino - ogni tanto capita, anche se non si sa per quanto, ma va bene lo stesso -. Qualcosa che va riposto in un bauletto sonoro quando è stanco perchè non si sciupi, che va cullato sul cuore per rallentare i suoi battiti da grillo salterino, che va maneggiato con cura per non modificarne i suoni.
Mi è venuto da sorridere, anche se una volta entrata nell'ascensore ho dovuto spegnere la canzone. Mi è sembrato bello sentire quanto preziosa sia diventata quella frase, ora, per me. Significati nuovi, nuovi percorsi, nuovi orizzonti, nuovi confini, vento nuovo. E ordine. Ordine e gioia.
Per esempio una tizia qualsiasi cammina costeggiando il Centro di Formazione Professionale e pensa "che due balle, ancora pochi passi e devo spegnere il lettore", perchè è praticamente arrivata a destinazione. Poi nelle cuffie passa quella precisa frase cantata - una frase sentita decine di volte, perchè non è stato il fato a metterla nella lista della riproduzione automatica, eheheheh no - e qualcosa BOM. Scatta. Cambia.
E quella tipa dice..va beh io, sono io - e che mi devo nascondere? -..ricomincio.
E io dico "ma pensa te, ma te pensa: che roba diversa quest'oggi mi è passata per la testa". Che è un pensiero dolce, no? Da favola che uno legge quando è bambino perchè solo da bambini certe favole hanno una loro credibilità.
L'avevo sempre preso come un concetto in negativo. Una mancanza.
Qualcosa che si vorrebbe avere ma che non si ha. E quindi rosica, babbea.
Invece stamattina, davanti al CFP, ho avuto questa immagine. Una specie di bauletto, uno di quelli in cui potrebbe anche esserci una ballerina su un piedistallo girevole (non fatemi usare la parola carillon, mi ha sempre nauseata). Un bauletto, quindi, in cui riporre qualcosa di prezioso, che non è qualcosa che manca, che non si ha, di cui essere invidiosi, no. È un qualcosa che non appartiene alla nostra persona ma che si ha la fortuna di avere vicino - ogni tanto capita, anche se non si sa per quanto, ma va bene lo stesso -. Qualcosa che va riposto in un bauletto sonoro quando è stanco perchè non si sciupi, che va cullato sul cuore per rallentare i suoi battiti da grillo salterino, che va maneggiato con cura per non modificarne i suoni.
Mi è venuto da sorridere, anche se una volta entrata nell'ascensore ho dovuto spegnere la canzone. Mi è sembrato bello sentire quanto preziosa sia diventata quella frase, ora, per me. Significati nuovi, nuovi percorsi, nuovi orizzonti, nuovi confini, vento nuovo. E ordine. Ordine e gioia.
"Tu hai l'anima che io vorrei avere".
E per ora ce l'ho. Punto.
8 ottobre 2014
Idiozie.
Vi capita mai di avere così paura che qualcosa accada da provare a viverlo virtualmente, a far finta che sia accaduto, come per prepararvi psicologicamente all'eventualità?
A me capita, e anche spesso.
Mi faccio male da sola e penso a quelle che sarebbero le reazioni migliori da avere, le battute da pronunciare, gli stratagemmi per non crollare e le difese da mettere in atto . Un po' per avere una sorta di occasione per dirmi "tanto lo sapevo che sarebbe finita così", credo. Come se in quel caso si soffrisse meno.
Ultimamente la situazione virtuale è sempre la stessa, ed ogni volta mi trovo punto a capo col naso pieno, l'emicrania e gli occhi rossi.
Vorrei non avere bisogno di difese, vorrei non sapere cosa dire, cosa fare, come reagire. Vorrei che il passato mi condizionasse meno e che la mia fosse una tela bianca su cui nessuno avesse mai sputato nulla. Vorrei non dovermi chiedere se sia più difficile avere a che fare con qualcuno che ti dà motivi per allontanarti o che non te ne dà per niente. Se sia difficile avere a che fare con una come me che non dà motivi per allontanarsi e se siano giusti tutti questi anni a chiedermi se vado veramente bene. Se sia giusto pensare che sentirsi una seconda scelta sia un modo di vivere.
E va beh.
A me capita, e anche spesso.
Mi faccio male da sola e penso a quelle che sarebbero le reazioni migliori da avere, le battute da pronunciare, gli stratagemmi per non crollare e le difese da mettere in atto . Un po' per avere una sorta di occasione per dirmi "tanto lo sapevo che sarebbe finita così", credo. Come se in quel caso si soffrisse meno.
Ultimamente la situazione virtuale è sempre la stessa, ed ogni volta mi trovo punto a capo col naso pieno, l'emicrania e gli occhi rossi.
Vorrei non avere bisogno di difese, vorrei non sapere cosa dire, cosa fare, come reagire. Vorrei che il passato mi condizionasse meno e che la mia fosse una tela bianca su cui nessuno avesse mai sputato nulla. Vorrei non dovermi chiedere se sia più difficile avere a che fare con qualcuno che ti dà motivi per allontanarti o che non te ne dà per niente. Se sia difficile avere a che fare con una come me che non dà motivi per allontanarsi e se siano giusti tutti questi anni a chiedermi se vado veramente bene. Se sia giusto pensare che sentirsi una seconda scelta sia un modo di vivere.
E va beh.