Nonna era una grande donna. Mi ha insegnato ad ascoltare, a non giudicare mai senza sapere e nemmeno quando so, a profumare la casa di lavanda con le bombolette, a cavarmela da sola anche se non guido, che un taxi c'è sempre quando le corriere non passano e le gambe sono troppo stanche per macinare chilometri. Conosceva tante persone, nonna. Aveva sempre due parole per tutti e si sbatteva per gli altri. Era buona e sapeva le cose giuste da fare anche se sulla lista della spesa scriveva "candegina, prosiutto e ammorbidiente". E profumava di buono, per coinvolgermi in ciò che avrebbe potuto fare anche da sola mi dava in mano il pettine a conchiglia e mi diceva "ho qualche buco tra i boccoli dietro la testa? Riempilo tu!". E mangiava pesche e albicocche prima di coricarsi a dormire, nel buio della cucina mentre guardavamo Don Camillo. E rideva di gusto, quando lo faceva. Si sfregava le mani e le fedi doppie sull'anulare facevano un rumore che mi piaceva sentire. Aveva fazzoletti di tela a non finire, in ogni cassetto. Il pane che comprava lei è il più buono che io abbia mai mangiato, e ora non riesco a trovare lo stesso sapore. Sono passati sette anni e ancora mi manca da morire, soprattutto vicino alle feste. Ha perso tante cose belle di me, cose di cui so che sarebbe orgogliosa. Avrei voluto mi vedesse diventare grande. Ma sono soddisfatta di ciò che sono, e questo mi basta per sapere che lo sarebbe anche lei. Nonna aveva lo stesso potere e la stessa consistenza della neve. Delicata, impalpabile ma al tempo stesso concreta, mi faceva meravigliare e sorprendere come un bimbo che appiccica il naso al vetro congelato per ammirare i fiocchi. Era magica, era speciale. E mi manca tanto, un po' come la neve.
Credo che dire a qualcuno "sei il mio posto sicuro", sia una delle cose più belle. Sicuro vuol dire casa. Casa è amore, è protezione, è "insieme". È "non sola". È "non sei così stramba da dover essere messa in quarantena". È "ti capisco". È "sono qui". È tepore. Dover scegliere un oggetto, con un pacchetto e un biglietto, e un colore, una consistenza, una forma, una dimensione e una funzione che esprimano tutto questo nella maniera più vera possibile..è difficile. Punto.
Tempo di quasi feste, tempo di desideri, di "e se..?", di viaggi con la fantasia. E allora viaggiamo nel meraviglioso mondo delle ipotesi. Di seguito, l'elenco di 15 delle cose che vorrei, vorrei tanto, dire a qualcuno. E libertà sia. 1. Domani sarò mestruata, quindi è meglio evitare di rompermi i coglioni oggi. 2. No, signora, non lavoriamo ancora di sabato per necessità varie. Lei invece da quando è costretta a praticare sesso anale? 3. Sì, ogni tanto vedo lucine negli occhi, mi si informicola una mano o metà faccia, il tutto seguito da emicranie lancinanti. È tanto simpatico sentirsi dire "che culo che vai a casa a dormire, anche io mi faccio venire un po' di mal di testa magari". Simpatico quanto soffrire di dissenteria il giorno di Natale. 4. Non ho una stracazzo di opinione in merito, sto dicendo sì sì perchè non avrei elementi per argomentare il mio dissenso. 5. Dovevo spaventarmi, raggelarmi? Sono - credimi - solo amareggiata che il mio responsabile mi consideri un pacco facilmente sostituibile e che consigli al "suo team" di cercare altrove se c'è malcontento. 6. Se appoggi cose l'una sopra l'altra sino a farne una torre, poi non sorprenderti se i mattoncini ti cadono sopra al mignolo del piede. 7. Non sorprenderti che un mattoncino che cade sul mignolo del piede faccia male. 8. Grazie per essere il mio motivo per sorridere; qualcuno ti considera semplice soluzione a molti problemi, ma non è così. Sei molto di più, sei problema e soluzione. Sei male e bene. Sei dolore e gioia. Sei vita. 9. Sono stufa di ascoltare, di leggere per altri, di scrivere per altri, di pensare per altri, di parlare per altri, di pazientare, di fare silenzio, di ingoiare rospi, di far finta di niente, di soprassedere, di accontentarmi, di mediare, di mantenere la calma, di non avere tempo, di respirare piano, di stringere i denti. 10. Non avrai mai il mio consenso. Non dopo che ho scoperto chi sei veramente, non dopo le idiozie, le manie, le cose inutili, le cattiverie, le macchinazioni che ho sentito uscire dalla tua bocca. 11. Ah. Non vuoi fare il puzzle delle principesse con me e chiudere la bocca quando dici "pa", continuando a dire invece "ha"? Benissimo, bambina: esci da questa stanza, vai in segreteria ed informa tua madre che hai deciso di rinunciare spontaneamente alla terapia contro il parere della logopedista. Vai, e apponi la tua firma in calce con la data corretta, grazie. 12. La tua voce mi fa piangere ed è qualcosa che va oltre la tristezza o la felicità, e non te lo so spiegare. E le tue canzoni ormai mi seguono e fanno da contorno alla mia vita e se dovessero sparire un giorno, dimmi: io - senza cornice - dove cazzo finirei? 13. Sogno di prendere colori tra le mani e spalmarli sulla faccia, ma non capisco perchè poi qualcuno dovrebbe sgridarmi. Perchè le persone sgridano i bambini quando si pitturano la faccia? 14. Difenditi da sola. Io l'ho sempre fatto, e quando sapevo non ce l'avrei fatta, ho evitato di mettermi nella situazione di dovermi difendere. 15. Natale, dove sei? Voglio le luci, il freddo, i campanelli, la neve, le guance rosse, le canzoncine, le ferie e i glitter colorati di cui rivesti ogni cosa senza preoccuparti di sporcare o dare fastidio, che a te nessuno poi ti sgrida se sporchi le facce della gente. Tu puoi.