Restano le persone, non i posti. Con questa convinzione si va avanti, e si impara a capire che la luce non è delle cose ma di chi le tocca e le abita, i suoni non sono vibrazioni ma voci, le persone non sono identità ma Vita, con la maiuscola. Che condividere un pezzo di strada (con-dividere) non è da fare con tutti perchè sarebbe sbagliato. È da fare con chi resta anche se se ne va, con chi lascia eredità anche scomode ma perchè ha fede in te, con chi guarda il cielo con limpidezza e ti insegna che non bisogna avere paura ma coraggio. Che il futuro è qualcosa che non si sa. Ma la strada in salita porta in alto, e in alto il paesaggio è qualcosa di semplicemente magnifico e pulito. Sì, pulito.
Forse quella persona, tempo fa, aveva ragione. Aveva ragione a dire che io coi poco normali ci sto meglio che coi normali. Qui si aprivano le diatribe sul "cosa è normale e cosa no", ma se uno fa poco il sofisticato, allora, va bene e si capisce. Passa il tempo e io continuo a non sapere come comportarmi con i normali. Continuo a non essere in grado di starci in mezzo senza sentirmi una lumaca. Sì, una lumaca. Che se mi toccano le antenne sparisco nel guscio che - per carità - sarà anche un bel guscio, ma è pur sempre poco comunicativo. Ringrazio i masseteri, che sono ancora in grado di digrignarsi e serrarsi per non far spuntare fuori lacrime salate, concentro tutta la tensione nei denti, nei molari, e poi scoppio a piangere perchè non ce la faccio più a mordermi. E continuo fino a tardi, quando ormai il letto mica è più tiepido, e le mie braccia da camionista non mi stringono a sufficienza il torace. Come una lumaca. E non so più stare con me stessa. E ingoio discorsi che si dovrebbero fare. E vorrei sembrare normale, in grado, competente, simpatica, carina, perfetta. E pensare che invece so impostare una CI, so stringere una mano e comunicare una disabilità intellettiva, so far stare 10 persone in 9 stanze, so insegnare la tabellina del nove con le dita, so correggere test, so soffiare il naso a qualcuno senza smoccolarmi le mani, so piangere perchè la tristezza non è solo adulta e l'ingiustizia non è nel mondo, ma è appena fuori dal pianerottolo. Non sono mai stata in giro per il mondo, approposito. Non ho assaggiato l'acqua di mare, non fumo, non bevo, non mi drogo. Non ho preso un aereo. Lascio le chiavi di casa nella toppa, quando esco al mattino. Perdo carta d'identità e codice fiscale, la testa l'ho ancora attaccata al collo, fortuna vuole. Come una lumaca. Io sono una lumaca. Senza bavetta, però.