Sono in gita in montagna, con la mia classe.
Stiamo facendo una gita nei boschi e fa un freddo becco.
Si vede la neve e il sentiero, per me che non sono esattamente in forma, non è facile. Resto in coda al gruppo in compagnia del fiatone e dell'insegnante di italiano, vecchietta e malconcia pure lei.
Beh. Arriviamo a questo torrente che nonostante il freddo scorre come se nulla fosse.
Ci sono dei piccoli sassi che affiorano sulla superficie e le guide ci mostrano che dobbiamo saltellare su di loro per passare dall'altro lato.
Io mi sento subito a disagio. Non ce la farò mai, lo so.
Con questi pensieri nella mente, arriva il mio turno.
Riesco a beccare il primo sasso, poi il secondo. Al terzo passo il piede non si appoggia saldamente, scivola sulla superficie rocciosa e io, per non perdere l'equilibrio, devo infilare la gamba in acqua. Il sasso su cui ho perso la presa si inclina e si inabissa.
L'acqua del torrente è davvero gelata, ma a dire il vero non sono abituata a scandalizzarmi, così cerco di cavarmela senza far notare a nessuno che ho fatto una figuraccia. In quel momento, però, mi raggiunge la guida. Ha una brutta faccia e, a dirla tutta, non ne capisco subito il motivo perchè nessuno mi guarda mai con aria di rimprovero. Mantenere un profilo basso è il mio mantra quotidiano.
"Hai notato cosa hai fatto?" mi chiede. "Quello era l'unico passaggio che tutti gli altri potevano usare per passare sull'altra sponda! Grazie mille!".
Io non dico niente. Lo guardo dispiaciuta e desidererei tanto dirgli che non volevo. Non l'ho fatto apposta, anche se avevo previsto che sarebbe finita così. Sono imbranata, sono grassa e fatico a restare in equilibrio. Non prendo bei voti in ginnastica, non riesco a fare tanti giri del campo e non riesco a sollevare il mio corpo sulle spalliere di legno della palestra. In bicicletta ho fatto un incidente contro una macchina parcheggiata. Quando sarò grande non prenderò mai in mano una macchina, glielo giurerei seria.
La verità è che a volte non ci si rende conto di ferire gli altri in maniera tanto irreparabile. Ricordo di essere andata avanti senza più accorgermi di quanto bella fosse la neve, di quanto splendore mi circondava.
Pensavo solo a quando sarebbe finito il percorso e a quali insormontabili ostacoli avrei incontrato dopo la curva successiva.
A volte mi ritrovo col pensiero davanti a quel torrente, di nuovo in procinto di saltellare sui sassi che affiorano e con la certezza che non riuscirò mai a toccare terra senza aver provocato danni. È strano come certi meccanismi, certi timori bambini intendo, si ripropongano nella vita adulta vestiti d'altro, eppure sembrando così famigliari. Così sempre simili a se stessi.
Non c'è mica un lieto fine per questa storia. Non per ora, almeno.
Solo la consapevolezza che per attraversare il torrente, se proprio va fatto, sarebbe meglio trovare un modo meno doloroso e più sicuro. Magari più lungo, sì.
Ma sicuro.