Ed è così.
Certi argomenti mi tagliano dentro, lacerandomi profondamente. E a me non resta che tamponare l'emorragia, alla bell'e meglio. Con dei cenci presi chissà dove, da chissà chi. Con chissà quale istinto di sopravvivenza.
I sogni stanotte mi hanno portato via labbra e voce, che al di là dell'essere le sole due cose, insieme al collo, che preferisco di più di me, beh, hanno quel sottile filo conduttore che riguarda l'esprimersi. Ma sono io. Io me lo sto impedendo. Trovo questo sfogo nel blog, mi illudo che possa essere sufficiente, ma le giornate mi si accartocciano addosso.
Vedo una sirena nell'angolo. Si è attivata, rossa, e mi osserva col suo occhio rotante. Mi dice "Fai qualcosa. E fallo in fretta".
Fai qualcosa.
E fallo in fretta.
Fai qualcosa.
E fallo in fretta.
lasciare succedere le cose, senza fretta. accettarle e andargli incontro a braccia aperte. mi curo così. sostituire la paura con la curiosità, il rimorso con qualcosa che è successo (e che sarebbe dovuta succedere in un modo o nell'altro)
RispondiEliminaIo dico "assecondare i flutti". Sono una regina, nel farlo. Quel qualcosa che succede lo decidiamo noi. È una responsabilità che va presa, una volta fatto il tutto.
EliminaMa capisco, o almeno intuisco, ciò che vuoi dire.
Non ti conosco ma ti sorrido. Grazie
Assecondare per forza. Un tumore, una morte, un neo sospetto melanoma. Arriva tutto alla grande e ci adagiamo nell'intercapedine della speranza, dell'inevitabile, spesso del "resistiamo comunque, prima o poi se ne esce". Il come è un altro gioco, e si vedrà poi.
RispondiEliminaÈ tanto dovuto a come siamo stati educati. C'è chi non ha imparato il lamentarsi sano, quello che non è vittimismo ma non è nemmeno "c'è chi sta peggio, quindi non ho assolutamente diritto di ribattere". Serve equilibrio. Grazie.
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