14 marzo 2016

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte.

Non è per niente strambo che inizi questa nuova "cosa" proprio da questa storia.
Perchè è strana. Christopher Boone in primis è strano (almeno agli occhi degli altri). Eppure nei suoi dire e fare c'è molta più sensatezza di quanto si possa immaginare.
Questo libro è la dimostrazione che la purezza può portare in alto, fino alle stelle.



Si parte da un delitto che avviene alle 00:07 - d'altro canto è il titolo che lo anticipa -. Il cane della signora Shears viene brutalmente ucciso con un forcone. Un atto assurdo e apparentemente immotivato che agli occhi di Christopher (15 anni, 3 mesi, 2 giorni), ragazzino Asperger amante dei numeri primi e dello spazio, si presenta come perfetta occasione per vestire i panni del detective e scoprire l'identità del colpevole.
Sarà un'indagine complicata sotto molti punti di vista - soprattutto per gli effetti collaterali che causerà - e che mostrerà la sua particolarità proprio nella natura che la caratterizza.
Sì, perchè si tratta di una narrazione che si vestirà soltanto di giallo, ma che in realtà si sporcherà di tanti altri colori. E il mix che ne uscirà sarà una tonalità cangiante, a suo modo unica; una di quelle che, a seconda della luce e degli occhi che la osservano, si mostrerà camaleontica e sempre diversa.

L'(auto)analisi di Christopher, fredda e impietosa poichè brutalmente sincera, mostra infatti l'esistenza faticosa di una persona che non riesce a decifrare le intenzioni degli altri, che non coglie il significato delle loro parole spesso ricche di metafore ed espressioni idiomatiche, che rifugge il contatto fisico. Un atto violento come un omicidio viene analizzato razionalmente, una tirata di capelli sfocia in una risposta tanto impulsiva da causare una commozione cerebrale all'aggressore; il giallo e il marrone hanno il potere di influenzare l'andamento di tutta una giornata, e il migliore sogno che si possa fare è quello di un'umanità sterminata da un'epidemia che lasci in vita solo le persone speciali. Quelle, per intenderci, che non hanno bisogno di contatto oculare e che solitamente passano ore nel tentativo di comprendere cosa voglia dire :-) oppure :-( o ancora :-S.

Il rasoio di Occam. L'assioma fa giusto capolino a metà della narrazione, eppure - a ben guardarlo - sembra costituire il fulcro attorno al quale tutta la vicenda si snoda: "non bisogna presumere che esistano più cose del necessario". Verrebbe da pensare, credetemi, che la testa di Christopher funzioni proprio in questo modo, scremando tutto l'irrazionale e l'inverificabile. Solo che la vita non è proprio come la matematica e non possono esistere "risposte chiare e dirette". Una decisione può causare decine di conseguenze differenti, che a loro volta sfociano in infiniti epiloghi possibili. E tutto questo non è un bene, perchè a pensarci vengono le vertigini e la nausea anche a me, figuriamoci a Christopher.

E, come necessario, a fianco di tutto questo ci viene sbattuta in faccia la realtà, il dramma di una coppia scoppiata che deve fare i conti con una disabilità piovra, che ha steso i suoi tentacoli intaccando il nucleo e la periferia di una relazione malata. E chi è per l'appunto "più malato", alla fine? L'essere umano o Christopher? L'amore o il raziocinio?
Ma, ahimè, anche queste sono stramaledette domande inutili, figlie dell'istinto.
Perchè alla fine - l'avreste dubitato? - sarà lui a vincere, mica gli altri. Sarà Christopher a inseguire disperatamente un "Sogno da Realizzare" e a realizzarlo. Saranno lui e i suoi tentativi di capire le emozioni, lui e i suoi gemiti di paura, lui e il coraggio di prendere ed andare, anche se questo lo farà roteare terrorizzato come una trottola impazzita.
Sarà lui perchè la fatica deve sempre essere premiata e perchè lui SA di poter fare qualsiasi cosa.

Lo sa, anche se si ritrova unico alieno in un mondo di umani che lo guardano e gli parlano in lingue sconosciute. Lo sa, anche se è consapevole che la sua casa vicina alla costellazione di Orione non sarà mai raggiungibile; che si dovrà accontentare di Swindon (Wiltshire, Inghilterra) poichè Betelgeuse, Bellatrix e Alnilam e Rigel e le altre 17 stelle di cui non conosce il nome, beh, sono fottutamente troppo lontane.

Il libro lo leggerei, insieme a tutti gli altri, anche per questo motivo: per ricordarci che gli alieni esistono.
Ah, sì, esistono.




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