Io sono convinta che alla fine Jasper Gwyn ce la faccia. Credo che davvero riesca ad oltrepassare in qualche modo quel confine cartaceo - in fondo è un essere speciale - per "portare a casa" il lettore. Le pagine non sono troppe ma ognuno potrebbe avere la propria, con un po' di fortuna. Il proprio libro. Forse è così.
Jasper Gwyn è uno scrittore che, ad un certo punto della sua vita, decide di non voler più scrivere. Non deve però passare molto tempo perchè scopra - da persona precisa e pignola qual è - che l'atto dello scrivere è qualcosa che gli manca terribilmente. Ha a che fare con il riordino di pensieri e la stesura di idee conseguentemente ordinate, e lui non ne può fare a meno, dice.
Qui accade il primo di tanti atti poetici che caratterizzano questa storia e la scrittura di Baricco in generale: Gwyn decide di voler fare il copista. Copiare persone. Non nel senso di ritratti dipinti, no. Ritratti scritti.
Lui sostiene infatti che eseguire un ritratto coincida con il "riportare a casa" quella persona. Farle compiere una peregrinazione.
Qui è lecito pensare che a Gwyn sia saltata una rotella. Alcuni lo verbalizzano anche, chiedendosi cosa potrebbe inventarsi a quel punto. Non è semplice spiegarlo in poche e semplici parole, ma ci proverò.
Dunque: si parte dall'assunto che chiunque richieda un ritratto veritiero di se stesso (sia esso tramite un quadro, una seduta di analisi o un prodotto scritto) deve possedere una certa apertura. Una volontà mettersi in gioco che non è propria di nessuno, se stiamo bene a riflettere. Chi si mettebbe a nudo davvero con uno sconosciuto e poi lo pagherebbe per aver scandagliato i fondali del suo animo? Beh.
Mr Gwyn i suoi clienti li mette davvero a nudo, in senso letterale, e per lungo tempo. Li conduce in un luogo strano ma organizzato sin nel minimo dettaglio, e li osserva finché non nota quello che lui definisce "uno spostamento laterale"; allora, proprio in quell'istante, riesce ad intravedere quello che sarà il ritratto.
Non crediate si tratti di una descrizione fisica, no. Il ritratto per Gwyn è un pezzo di storia, un frammento di un libro che non si è mai letto. Ha a che fare con l'idea, l'immagine che ognuno possiede di se stesso. E se si può ipotizzare di poter essere un aereo ad alta quota, una scala della metropolitana o una mela nel cesto della frutta sul tavolo, allora ci si potrebbe spingere oltre e capire di poter essere il brusio lontano in quella scena, una sfumatura di colore, un odore che entra repentino dallo spiraglio aperto della finestra. Si potrebbe essere un capitolo di quel libro, anzichè soltanto una sua scena; forse - addirittura - si potrebbe pensare di poter essere tutto libro. Un libro mai scritto, di cui Jasper Gwyn stende qualche pagina giusto per farlo intuire al destinatario. Un po' come per dirgli: "Questo è il tuo sentiero". E il fatto di riportare a casa si svela terribilmente sensato.
"Tout commence par une interruption". Questo Paul Valéry che fa capolino prima dell'inizio del libro anticipa uno dei concetti che viene espresso fortemente durante la narrazione. Secondo me ha anche a che fare col tempo. Quando si tratta di Baricco, infatti, il tempo ha una sua durata particolare: è come se fosse volutamente interrotto nel suo scorrere naturale. Non so bene esprimere quest'idea che mi son fatta, ma me lo raffiguro dilatato, incredibilmente allungato ma con un suo ritmo, denso di significati e di gradi di consapevolezza. Tutto comincia da un'interruzione, ed è così. I ritratti di Gwyn nascono da un momento di empasse terribile. Lui dice di essersi accorto un giorno "che non gli importava più di nulla, e che tutto lo feriva a morte".
E, se c'è qualcosa che il libro non ci restituisce in questo mare di profili (o almeno non lo fa con me), è un ritratto chiaro di Mr Gwyn. C'è sempre qualcosa di sfuggente, di poco tratteggiato e sfumato. C'è questa sua tendenza al silenzio, alla sparizione, all'altro. E doveva essere così, perchè un buon ritrattista mostra gli altri e mai se stesso.
Un buon ritrattista è una lobby d'albergo. Non lavora nella lobby, ma è quella lobby.
Questa è l'unica cosa che possiamo sapere con certezza di Jasper Gwyn, e ce la dobbiamo tenere stretta, perchè altro non avremo.
Post Scriptum che non dovrebbe stare in una simil recensione ma che invece ci starà perchè io non sono una persona seria: qualcosa, una virgola del mio ritratto, nel libro c'è. Non mi sono stupita - per questioni di numeri ricorrenti a cui solo Jim Carrey in "Number 23" e una pazza furiosa (sempre io) darebbero ascolto - che si trovi a pagina 70.
Fottutissimo Baricco. Possono continuare ad affermare sino alla tua morte che tu sia sopravvalutato, scontato e noioso.
Per me sei un genio.
non ho in programma di leggere Baricco... ma se lo consigli così caldamente quasi quasi un pensiero ce lo faccio
RispondiEliminaNon è che sono una cultrice di Baricco (manco di altro, a dire la verità). Ho letto "Novecento", "Oceano mare", "Castelli di rabbia" e "Mr Gwyn". Tutti mi piacciono, ma "Mr Gwyn" è qualcosa di diverso. Sarà il momento in cui l'ho letto, non so. Lo trovo anche quasi più adatto ad una lettura maschile, rispetto agli altri.
EliminaSe per caso prima o poi dovessi leggerlo, poi me lo farai il favore di dirmi se il tuo, di ritratto, lo avrai trovato?