18 agosto 2021

Non sono un cazzo (montagna).

Ci sono semplicemente momenti in cui è necessario essere poco clementi con sé, come ho scritto anche altrove. Darsi uno o due schiaffoni in piena faccia per poter assorbire la vibrazione e il dolore dell'impatto. Portare il proprio fisico al limite per assaporare tutte le conseguenze nei giorni successivi.

Sono riflessioni che spesso dopo una giornata in montagna mi riservo di fare. Sempre, ogni volta, con la certezza di essere una di quelle persone che guardano le rocce sotto ai propri piedi, invece del panorama, se non in discesa. Guardo ogni passo che faccio, lo avverto dentro di me, inspirando ogni dolore nell'esterno coscia, nelle vesciche sui piedi, nelle labbra scottate e nell'arsura in bocca. Come se fosse una terapia.

Rifugio Tita Secchi


Lago della Vacca

La montagna, o meglio ciò che rappresenta, per me, è qualcosa che mi urla che io non sono un cazzo. Non lo siamo, nessuno escluso. 



Non siamo eterni. Non siamo belli o intelligenti o simpatici. Siamo organismi mortali, pieni di difetti e pronti a cedere e fallire e abbandonare il percorso.
Quindi bisogna camminare. 
Farsi il culo. 
Andare avanti. 
Respirare.

Respirare.





2 commenti:

  1. bella gita, l'abbiamo fatta anche noi un paio di anni fa. Però non hai fotografato la vacca, la vera icona di questo posto :-)

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    1. È perché ero impegnata a tentare di respirare, frog ;)

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