4 settembre 2021

Oltre.

Avete presente quella sensazione di quando si incontra qualcuno in un contesto diverso dal solito? Ad esempio, c'è questo tizio alto alto e magro che assomiglia a un Giorgio Canali di periferia. Cioè della periferia di quella periferia da dove salta fuori il Giorgio Canali reale. Ad ogni modo: lo incontro spesso la mattina, mentre percorro il centro in larghe falcate per andare a lavoro. Ha sempre questo completo grigio che gli rende le gambe a sigaretta ancora più lunghe e dritte di quanto già non siano. I capelli raccolti in una coda sbrigativa (fino alla primavera li lasciava sciolti, ma ora sono cresciuti, evidentemente) e l'aria da comunista squattrinato. Oggi era a fare la spesa. Ci siamo incrociati tra la corsia dei formaggi e quella delle patatine ed entrambi, dopo una fugace occhiata, abbiamo distolto lo sguardo quasi imbarazzati. Perché non era normale incontrarci lì. Era come spiare una quotidianità che non aveva senso condividere, capite?

La stessa cosa - o meglio, una declinazione diversa dello stesso concetto - mi è capitata ieri sera.

Il gruppo era bene o male lo stesso. No, con elementi nuovi, lo ammetto. Elementi sconosciuti. Ma il mio ex gruppo di lavoro resta, nelle fondamenta, quello di sempre. Eppure, ieri sera, io mi sono sentita diversa. Mi sono sentita oltre tutto quello che stavo vedendo. Oltre quei meccanismi, quelle dinamiche, quelle modalità. Assolutamente restia ad immergermici nuovamente. Diversa. Aliena. Estranea. Ed è stato così scioccante che ancora oggi sento le vibrazioni lente delle onde emotive che si infrangono contro le mie pareti, all'interno.

Non faccio più parte di, e ancora non faccio parte di.

E, quindi, mi domando: di che cosa esattamente faccio parte?

6 commenti:

  1. Rievochi in me sensazioni familiari.
    Non so, però, aiutarti a dare una risposta.
    Un saluto e un sorriso

    EM

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    1. Tutto questo assume per me connotazioni più generali, non solo strettamente lavorative, temo. Ma anche rievocare sensazioni familiari in qualcuno è di conforto. Grazie, ti sorrido.

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  2. Tra un gruppo e un altro, un po' aliena, un po' strappata.

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  3. La domanda "di cosa esattamente faccio parte?" me la pongo ogni giorno. In ogni situazione in cui mi trovo (lavorativa, sociale, spesso anche familiare) mi capita spessissimo di sentirmi fuori posto. Non ho ancora trovato risposta, e non la cerco neanche più.

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    1. Capitano momenti così. La risposta che mi do io è che fondamentalmente di qualcosa facciamo sempre parte. Foss'anche soltanto (ahimè) del genere umano. Ti sorrido. Grazie.

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