Ho detto certe, e non parlo di un qualsivoglia coraggio.
Parlo del coraggio di queste persone.
Ho spesso la visione di questa valanga di coraggio che rovina su di loro schiacciandoli sotto il suo peso.
Li vedo inglobati nella massa roteante disorientati, centrifugati ad una velocità supersonica e - a turno - a contatto ora con l'aria, ora col terreno. Sassi che si conficcano nella pancia, polvere che li insudicia, la bocca che non può nemmeno gridare, troppo occupata a cercare ossigeno.
Pregasi attendere la porzione finale di filmato, dopo il salto mortale. |
Li immagino e immagino tutta quella massa di coraggio che si ritorce su di loro, e non posso fare altro che stirare la bocca in un sorriso di compatimento. Volevi fare il figo?
Ma essere coraggioso è altro.
E' prendersi le proprie responsabilità.
E' far sopravvivere la propria parte bambina ma saperla mettere nello zaino nel momento più opportuno.
E' accettare di aver paura, di poter tremare un po'.
Non è certo fingere che non sia successo nulla.
Non è rinchiudersi nell'armadio con la coperta di Linus stretta attorno alle ginocchia.
Non è aspettare un po' di tempo e pensare che le cose siano diventate più sfumate.
Certe persone hanno a che fare con una azzagar che si alza sulle punte, sì.
Ma il trucco per non cadere giù è che le punte dei piedi si poggiano su due coglioni grandi così.
Non sferici ma cubici. Mica si cade se la base è piatta. E fatta di mercurio, poi.
Ve lo assicuro.
Sarò cinica. Sarò.