Spesso il mio lavoro ha a che fare con la pulizia.
Pulisco suoni, parole, frasi e contenuti; li scrosto dai fraintendimenti, dalla rabbia di non riuscire a farsi comprendere, dalla frustrazione di sapere che chi sta davanti non coglierà un messaggio.
Passo uno straccio su quelli che potrei definire concetti impolverati: parole che da sole prendono una direzione non voluta, imprecisa o totalmente errata.
Passo la cera, ancora, su uno scritto o su una lettura poco efficaci, in modo che le sviste - se dovessero capitare - scivolino lontane e non imbruttiscano qualcosa di bello e prezioso e importante.
Pulisco suoni, parole, frasi e contenuti; li scrosto dai fraintendimenti, dalla rabbia di non riuscire a farsi comprendere, dalla frustrazione di sapere che chi sta davanti non coglierà un messaggio.
Passo uno straccio su quelli che potrei definire concetti impolverati: parole che da sole prendono una direzione non voluta, imprecisa o totalmente errata.
Passo la cera, ancora, su uno scritto o su una lettura poco efficaci, in modo che le sviste - se dovessero capitare - scivolino lontane e non imbruttiscano qualcosa di bello e prezioso e importante.
Ma pulisco anche mani, quando le vedo afferrare pennarelli, nere fino ai gomiti a causa dell'incuria di chi dovrebbe custodire e invece ignora vigliacco.
Pulisco mutande e gabinetti, perchè la paura a volte fa brutti scherzi e il mondo riesce ad assomigliare a un labirinto gigantesco, dove l'uscita non arriva mai.
Pulisco nasi che non soffiano e bocche arrossate che faticano a respirare.
Pulisco occhi che lacrimano per il freddo o per la tristezza.
E pulisco il mio cuore, quello che spesso piange e non lo dà a vedere.
Perchè è questo che mi accade: io non lo faccio vedere mai, quanto ci sto male.
Pulisco mutande e gabinetti, perchè la paura a volte fa brutti scherzi e il mondo riesce ad assomigliare a un labirinto gigantesco, dove l'uscita non arriva mai.
Pulisco nasi che non soffiano e bocche arrossate che faticano a respirare.
Pulisco occhi che lacrimano per il freddo o per la tristezza.
E pulisco il mio cuore, quello che spesso piange e non lo dà a vedere.
Perchè è questo che mi accade: io non lo faccio vedere mai, quanto ci sto male.
Credo sia qualcosa che ha a che fare con l'orgoglio e con la profonda convinzione che non solo io ce la posso fare da sola (che sarebbe sano e giusto), ma che fare da sola sia in qualche modo virtuoso.
Non mi lamento e giustifico sempre, e mia madre - che sempre più spesso mi appare ragionevole e la cosa mi preoccupa non poco - pensa che sia ora che io la smetta.
E lo penso anche io, anche se pensare una cosa e quindi agire di conseguenza non vanno sempre poi così d'accordo.
Come me e mia madre, d'altro canto.
Non mi lamento e giustifico sempre, e mia madre - che sempre più spesso mi appare ragionevole e la cosa mi preoccupa non poco - pensa che sia ora che io la smetta.
E lo penso anche io, anche se pensare una cosa e quindi agire di conseguenza non vanno sempre poi così d'accordo.
Come me e mia madre, d'altro canto.
Vorrei passare un po' di tempo in un bunker antiatomico.
Tipo Fallout Shelter, ecco; ma senza necessità di ripopolamento.
No, non è vero. Vorrei sentire che, invece di appoggiare tentativi indipendentisti, qualcuno dicesse che no, cazzo. No.
Che le cose si fanno insieme, che occorre abbattere questa combriccola di Stati indipendenti e fondare un'Unione.
Che è così che si fanno le cose belle. Le cose giuste. Le cose più serene.
Tipo Fallout Shelter, ecco; ma senza necessità di ripopolamento.
No, non è vero. Vorrei sentire che, invece di appoggiare tentativi indipendentisti, qualcuno dicesse che no, cazzo. No.
Che le cose si fanno insieme, che occorre abbattere questa combriccola di Stati indipendenti e fondare un'Unione.
Che è così che si fanno le cose belle. Le cose giuste. Le cose più serene.
Va beh, buon weekend.