Come sempre a fine seduta, questa piccola bimba selvaggia si arrampica sullo sgabello e gioca con la casetta di legno mentre do il rimando alla sua mamma.
Oggi le sto dicendo che le cose vanno più che bene. In una manciata di mesi sua figlia ha recuperato praticamente tutto l'inventario fonetico e lo sta generalizzando alla velocità della luce. È passata da un eloquio quasi completamente incomprensibile a un linguaggio ricco e fluente, deliziosamente maturo in certi momenti. La informo, quindi, che ho deciso di diradare le sedute e la invito a prepararsi a terminare il percorso di riabilitazione logopedica a breve. Lei sospira e porta una mano al petto, gli occhi lucidi.
Dice il nome della piccola, la chiama vicina e in un istante quell'esserino spettinato sul quale i vestiti - seppur meravigliosi e curati - sembrano sempre delle pezze raffazzonate e appiccicate alla bell'e meglio, fa capolino al suo fianco, lo sguardo ampio e mai distratto.
- Hai sentito cosa ha detto Martina? Tra poco avrai finito di lavorare con lei, non verremo più qui! -.
Lei saltella sulle gambe magre e lunghe. Due stuzzicadenti, quasi mi chiedo come possano resistere a tanto sforzo senza mai spezzarsi.
- Sì. Ho sentito. Ma non è vero: Martina resterà sempre, per me -.
E quindi funziona così, in questo momento dove sento così vuoto il mio, di fianco. In questo momento dove non capisco che ruolo voglio avere. Ora, qui ed ora, che mi sento il solito scarabocchio. Adesso, che fa così dannatamente freddo nonostante l'estate si sia rotta da poco. Che guardo la felicità altrui e la invidio così profondamente, così violentemente da sentirmi in colpa e controllo gli occhi, le lacrime, i sentimenti, per non lasciare trapelare nulla di questo nero che ho dentro.
Funziona così, e so che ragione ne ha da vendere, quello scriccioletto selvatico tutto scombinato: io ci sarò sempre, per lei.
E lei ci sarà sempre, per me.
E, mi dico io, se questo non è un edulcorato, strambo e quasi indecente modo di essere madre, allora, io davvero non so che cazzo è.
Ditemelo voi, che cazzo è.
Quel "E lei ci sarà sempre, per me" vince sulla felicità altrui per 2 a 0, vittoria limpida e indiscutibile ;-)
RispondiEliminap.s. sempre se abbia un senso metterle in competizione
Non lo so, non ne sono sicura. A volte è più semplice convincersene, forse.
EliminaGrazie. Ti sorrido.
Se nel nostro piccolo riusciamo a contribuire alla felicità altrui come dovremmo sentirci ?
RispondiEliminaBuon lavoro !
Soddisfatti. Soddisfatti, credo. Purtroppo ci sono volte in cui non è sufficiente, però.
Elimina:)
- Sì. Ho sentito. Ma non è vero: Martina resterà sempre, per me -.
RispondiEliminaMi son venuti i brividi lungo le braccia. Di gioia, beninteso.
Mi hai fatto emozionare mentre leggevo in un mondo in cui tutto ciò che si legge - anche i blog - va ingoiato e assunto subito e mai digerito e capito.
Grazie:)
EM
:) grazie a te.
EliminaLa soddisfazione non traspare sempre, ma quando prende queste forme pazzesche, è sufficiente per altri cento bimbi che invece non ti cagano.
RispondiEliminaI bambini lo sono, pazzeschi, spesso. È così. Ti sorrido. Grazie Franco.
EliminaE' una serata fortunata. Da il Matassa trovo la via verso un altro blog molto interessante.
RispondiEliminaGrazie, ti sorrido. Benvenuto.
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