17 marzo 2022

Viola

Mercoledì sera, ore 20:00.

La prima paziente del mercoledì è tosta. Lo è sempre, anche quando è di buon umore. Lo è quando tenta di strapparmi via la visiera e la mascherina, quando lancia i personaggi della casetta contro il muro, quando si tappa orecchie e occhi per non doversi interfacciare con me, quando mi graffia le mani se tento di mettermi in contatto visivo con lei. 

Stamattina abbiamo soffiato in un bicchiere di plastica riempito d'acqua, sapone e tempera viola. Abbiamo creato vulcani di bolle che andavano a colorare i fogli messi sotto, a mo' di tovaglietta. Mi guardava negli occhi, lo faceva senza che nemmeno glielo chiedessi, ed era felice. È stata tosta lo stesso, ma era felice.

Ora, dodici ore dopo, appena rientrata a casa, quello che mi resta di questo mercoledì sono i polpastrelli colorati. Sapone e gel igienizzante non hanno saputo risolvere la cosa in nessun modo per tutto l'arco della giornata. Mi guardo le dita e sospiro, pensando alla stanchezza. Pensando a quei colori.

Sono stanca di una stanchezza che nemmeno l'acquaragia saprebbe lavar via. Aspetto che arrivi in fretta ciò che deve, con la stessa aria guardinga di un cucciolo d'animale che non sappia quale pericolo troverà una volta girato l'angolo.

Sola. Così.





6 commenti:

  1. Risposte
    1. Finisco sempre per parlare di lavoro quando sono stanca, anche se non è mai quello, il punto. Che cretina.

      Mi prendo l'abbraccio 💚

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  2. Mi sembra che l'acquaragia potrebbe lavarti via i colori ma mai quella sensazione di felicità che le hai letto negli occhi.

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