27 gennaio 2015

Con due "ci".

È per via del fatto che quando una arriva al tetto, poi ha due alternative: o si butta giù o urla con quanto fiato ha in gola.
Non starà a guardare gli ipocriti che si fingono vittime essendo nel frattempo parte integrante - e pure subdola - del problema. Non baderà molto all'arrotondamento degli spigoli ma farà avvertire tutta la loro durezza. Non farà riferimento al fatto che le incombenze per essere tali necessiterebbero di approvazione da parte dell'individuo che le subisce, lungi lui dall'essere mulo da soma.

Non saranno questi i dettagli importanti.
Il fondamento starà invece nel disincanto, nella facilità con cui quest'una sul tetto ci sia arrivata, e non si sorprenda neppure di vedere metri e metri sotto di lei, senza nemmeno avvertire un poco di vertigine.
Il fondamento starà nell'amarezza, quella sensazione di affanno per non si sa più quale corsa, verso quale meta, con quali gambe, lo stomaco e lo spirito gonfi di cosa.
Ritratti gli artigli e abbassata la coda ad assenso, resterà soltanto una sagoma da riconoscere in fretta.
Un felino. Quello sul tetto sarà un felino, sì.

Una micia, con precisione. Una di quelle con due "ci".
Occorrerà badar bene ad avvicinarlesi con del fuoco, poichè lo scoppio sarebbe immediato e inevitabile.
Risparmiategliele, alla micia con due "ci", le scenate patetiche. I grandi, quelli veri, lo sono perchè si sentono piccoli, non perchè ergono palizzate di superiorità. Lo impara ogni giorno, entrando nell'auletta blu ed uscendovi con grandi saggi e trattati provenienti da esserini al di sotto del metro e cinquanta.
Non usate ironia, lei la padroneggia assai meglio, a tal punto da servirsene da scudo per sopravvivere negli anni, che ormai sono quattro. Non crediate che quelle siano crepe, son cicatrici.
Quelle da micia che combatte per non cedere alla paura, e mica del buio.

Che - sappiatelo - la micia, proprio lei, con occhi magici lo sa: il buio vero, quello dei mostri cattivi e delle streghe occhi di giada, non è quello della notte che spunta la luna e non si scorgono più ombre, no.

Il buio di cui aver paura è quello che viene da dentro, con rabbia e angoscia.
È il buio di cuore malato, vuoto, nero.
Solo.

3 gennaio 2015

Elenco di quindici #5

Il genio della lampada mi si è palesato. Sì, se ve lo steste chiedendo ("steste", ma che è??!), questo è il prodotto degli eccessi di zuccheri e trigliceridi festivi. Una totale follia visionaria.
Il grande omone blu, ad ogni modo, mi avrebbe chiesto di stilare un elenco dei 15 desideri che esprimerei se per caso le nostre strade si incrociassero nel roboante mondo reale (sempre se ve lo steste chiedendo, sì: il mio umore oggi si aggira all'incirca tre metri sotto terra, grazie per l'interesse).

1. Vorrei che i miei chili di troppo si trasformassero in chili di banconote, possibilmente da 500 €. Quanti sono dieci chili circa di banconote da 500 €? Me lo sapete dire?

2. Vorrei avere sempre una risposta da dare, non importa se giusta o sbagliata: l'importante sarebbe evitare il silenzio inutile.

3. Vorrei che la Signora Sfortuna (per gli amici "Sfiga" o "Jella") prevedesse a breve una dipartita verso altri lidi; non occorre nemmeno che mandi la cartolina, tanto non m'offendo.

4. Vorrei che le persone a cui tengo fossero sempre libere.

5. Vorrei che le persone buone avessero sempre il coraggio di affrontare i giganti cattivi e la prontezza di spirito per difendersene nella maniera più giusta.

6. Vorrei ricordarmi i miei sogni.

7. Vorrei saper nuotare e guidare.

8. Vorrei sentirmi adeguata nonostante tutto ciò che non riesco a fare e nonostante l'etichetta "2" sulla fronte.

9. Vorrei più meritocrazia e più punizione per chi non merita rispetto.

10. Vorrei più sincerità e meno facciate di convenienza.

11. Vorrei sentire dal solito qualcuno a caso: "Hai ragione, l'immagine profilo di Whatsapp si può modificare anche su un LG senza bisogno di fare il testone e imprecare in aramaico antico". *Smak*

12. Vorrei avere più spesso l'occasione di scordarmi del tempo che passa.

13. Vorrei avere più spesso l'occasione di sentirmi al posto giusto nel momento giusto.

14. Vorrei che chi amo avesse a disposizione altri 15 desideri tutti per sè.

15. Vorrei che chi amo fosse sereno.

Grazie Genio.


Fine.

1 gennaio 2015

Mica tutti han dentro.. #2

Mi ritrovo a pensare al mercurio (quello di cui avevo parlato qui secoli fa).
La mia zavorra, quella che si fa sentire ora più ora meno, quella sfera magica che è tale perchè è meraviglia liquida e metallica da osservare, ma il cui peso specifico è alto, ergo pesante da trasportare.

Il mio mercurio è vita, se ci rifletto. Bella, brutta, metà e metà; a volte la vita - appunto - scorre senza che tu te ne accorga, altre volte arranca come ruota dentata arrugginita in un meccanismo complesso. Ma fa parte di noi. Ci camminiamo, ci respiriamo, ci dormiamo insieme: la vita è qualcosa che non solo ci sta alle calcagna, ma impregna ogni nostra singola cellula. Ci colma.

In questo momento, ecco, il mio pezzo di mercurio - la mia vita - risulta frammentata in tante piccole unità, sferette del diametro di pochi millimetri. Queste si muovono in me ad una velocità pazzesca, quasi vorticando. Non capisco nulla. Vado avanti perchè le gambe reggono, e vorrei che qualcuno si offrisse in qualche modo di attirare magneticamente il mercurio, renderlo meno instabile. Non ho certezze, solo pezzi di vita che mi passano sotto il naso facendomi sentire diverse fragranze. E  ho idee, nuove possibilità, attimi tiepidi che scaldano il cuore, gocce di ghiaccio a gelarmi, silenzi in cui mi sento inutile, spiegazioni snocciolate a lacrime, voglia di futuro che mi fa...

Paura. Ho paura.