Mi piace arrivare prima il sabato mattina con la sala d'attesa libera, le stanze vuote e la radio in sottofondo. Sorseggiare lenta il caffè. E pensarti lì, tutto serio, la fronte aggrottata. Due mezzelune scure sotto gli occhi e il viso un po' tirato, stanco. Lì, a dire a te stesso che sei tutto fuorché carino, conciato così.
Pensare che invece sei bellissimo, uno dei pensieri più luminosi di questo sabato finto. Un sabato di cartapesta, tirato dai fili, come un burattino.
La luce del pensiero fa diventare bello, anzi carino, l'uomo di Martina.
RispondiEliminaBuongiorno, Augusto. Ti sorrido.
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