16 agosto 2021

Dovrebbe.

Dovrebbe esserci qualcosa che renda queste due di notte sensate. Qualcosa che mi faccia capire il motivo per cui si può scegliere di non salire una manciata di scale per prendersi ciò che si vorrebbe. Ciò che sarebbe da prendere. 

Dovrebbe esserci qualcosa che distolga il mio pensiero da questo stomaco in subbuglio, quello che mi ricorda la bellezza che sento mi appartenga quando ho a che fare con te, persino quando discutiamo. Persino quando non ci capiamo. Persino quando le trame degli spazi non si lasciano allargare e io devo stare qui, ad aspettare in religioso silenzio.

Dovrebbe, cazzo, dovrebbe esistere un modo per farti arrivare all'orecchio la forza con cui pronuncio il tuo nome, la disperazione racchiusa dentro questo silenzio urlato, questo singulto così ordinato e composto che ricalca i contorni delle regole che ci siamo dati per poter esistere.

Dovrebbe esserci anche un modo per toccarti più di quanto non sappiano fare il pensiero, la parola, il sogno, l'intenzione. Un modo perchè tu possa mordere la punta delle mie dita protese ("scricchiolo, scricchiolo le costole dannatamente, scricchiolo") davanti al tuo naso. Morderle piano, a scatti, a sangue, fino a lasciare le impronte sui polpastrelli.

Dovrebbero esserci parti di te a trattenermi dal mio scomposto abbandonarmi senza lasciarmi andare mai, a slacciare nodi che questa nausea mi impone di rafforzare perché non esca tutto il malessere che avverto. Un picco incandescente che mi acceca, acido.

Dovresti essere qui a prenderti ciò che ti spetta di diritto, qualcosa che ha ironicamente il volto di tutte le conseguenze che questa rabbia mi fa montare dentro. 

Invece mi ritrovo come sempre a combattere con i miei demoni da sola e ad attendere il momento che in fondo preferisco. 

Quello in cui i demoni vincono.

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