8 febbraio 2015

Ma mica sui social, cretino.

Condividere, mi hai insegnato a con-dividere. 

Condividere.
Mettere il contenuto del mio personale fagotto bello esposto sopra ad un tavolo e dire: "Ecco, da oggi è nostro".

Condividere.
Farti aggiungere i tuoi, di oggetti personali, anche quelli più pesanti o preziosi o fragili, e giurare di proteggerli e trasportarli con cura, facendo la conta come a scuola, che se nel pulmino entrano in ventidue, a gita finita devono uscire nello stesso numero, è tassativo.

Condividere.
Che se ho un pensiero non ho paura a dirlo, le speranze gli si accodano e i desideri impossibili si snocciolano tra le pieghe di un lenzuolo sempre azzurro o su un materasso infossato, perché è lì che è concesso sognare.

Condividere.
Ascoltare i progetti, il futuro, e veder spuntare qualche ruga in più attorno agli occhi che ridono, poiché spesso la bocca s'inzucchera di cose dolci e non ha tempo di farlo al loro posto.

Condividere.
E' anche paura. Del passato, dell'essere sempre diversa, dell'essere sempre uguale, dell'incoerenza, dei silenzi, delle parole, del tempo, dell'ingresso da una porta laterale in una stanza grande e piena di oggetti che son lì da anni. Muoversi con poca cura e causare rovinose cadute a cascata di tutta la merce esposta, che poi qualcuno il conto lo deve pagare.

Condividere: che sola è bello, ma in due è un po' più facile.
Condividere: me lo hai insegnato tu, che mi hai raccolto come un gatto 
e mi hai portato con te.

<3