31 gennaio 2014

Settimana ketchup.

Rapido elenco (amo gli elenchi) delle cose che mi fanno reagire male:

- "Per qualsiasi cosa, richiestina scritta: firma vostra, sigla mia...e siamo a posto". NO, tu non sei a posto.
- "Sarebbe diverso, ora lo so". La diversità sta nel tirare il pugno al tavolo il giovedì e trovare il livido il venerdì pomeriggio, anzichè pigliare a testate il muro e farsi sanguinare il naso subito?
- "Ah, tu sei nella tua settimana ketchup". Chiamala ancora così, e ti faccio assaggiare l'assorbente (Fig. A).
- "Va bene dopo le 18?". Certo. Se vuoi venire anche al turno di notte, tipo dalle 23 alle 23.45, forse ho ancora un posto libero per fare logopedia. Anzi, tagliamo la testa al toro: domenica mattina alle 6.30. Enonseneparlappiù.
- "Ci sentiamo domani", e poi spariscono (x2). Il periodo Asilo l'ho finito da un pezzo, perciò il "Gneggnè non ti parliamo più", cede abbondantemente spazio al "Siamo due inutili idioti arrivati alla maggiore età per oscure ragioni tuttora da scoprire".
- Iperosmia. Quando ho il ciclo soffro di iperosmia. Quindi lavati, zio bono, che fai cagare.
Fig. A)
- Se deve nevicare, che nevichi. Cazzo vogliono dire tre batuffoli in croce e poi il diluvio universale??! Fuck.
- Passi davanti e chiudi il mobiletto; mi sposto e lo riapro. Ripassi e richiudi un'anta del mobiletto. Stacco il post it e ripassi per andare al cesso e chiudi il mobiletto. Capirai che se lascio le cose a metà non è per difetto, ma per virtù: son talmente brava che non ti spacco la faccia.
- "Non ho potuto farlo". Non si può far del male alla gente, non si può chiudere un rapporto, non si può tenere il muso a qualcuno. Leggere un cazzo di elenco di trenta parole si può fare. Anche mentre stai pisciando, brutta vacca infingarda.
- "Ti darebbe fastidio se..?" "No", "Ma sei proprio sicura? Non vorrei.." "No, fai pure", "Ma sei sicura sicura sicura??". Ok, mi dà fastidio.
- "Non hai risposto". Hai ragione, eri la quinta persona oggi con problemoni esistenziali.
- "Ci amiamo e sarà così per sempre". A-ha. Ma tu non avevi detto che saresti morto presto?
- "Chi taglia il legno dei boschi?" "Il Boschirolo". Dai, almeno non è il Boschettiere come la scorsa volta. D'Artagnan ringrazia starnutendo (Fig.B).
Fig. B) Lancia la frecia/ammazza la vecia

26 gennaio 2014

Learnings #4

Per il numero tre: QUI.

1. Il silenzio è più comodo delle parole.
2. Un silenzio dopo aver posto una domanda fa sentire fottutamente stupidi.
3. Nessuno che fa domande è stupido, ma non è una consolazione al fatto di non ricevere una risposta.
3.1 Se tagli uno stuzzicadenti in punta, puoi fare dei fantastici pois color borgogna sullo smalto verde petrolio.
4. Sentirsi una seconda scelta è un modo di essere.
5. Nessuno dovrebbe sindacare sul fatto che una persona si senta una seconda scelta, vuol dire che la sua vita l'ha portata a crederlo.
6. Se la vita porta a credere di essere una seconda scelta, vuol dire che non è stata una passeggiata.
6.1 Se hai 38.3 di febbre, ti puoi fare una cultura riguardo la tv spazzatura del sabato pomeriggio.
6.2 Fottutissima damigella: sono o non sono io la sposa? E allora il vestito me lo scelgo come voglio io!
6.3 Buddy: voglio uno dei tuoi fantastici cannoli. Ora. Spediscimelo col furgoncino.
7. Essere difficile non esclude il diritto di trovare una persona che sappia tenerti testa.
8. Riuscire a resistere all'impulso di gettare il pc fuori dalla finestra del terzo piano e rispondere "ok, spiegami", è segno di grande maturità (o del fatto che ami il tuo pc).
8.1 Duecentotrentasei. Le volte che mi sono soffiata il naso (pron. DASO) oggi.
8.2 Ho già detto dei pois color borgogna? Ah.
9. Fidarsi è una questione di comodità.
10. Non si ascolta solo con le orecchie.
11. Più giovani/più vecchi è uguale, ve l'assicuro.
12. Sarò una logopedista atipica: non parlerò mai più con nessuno.
12.1 Il vento spazza via le stronzate, resta solo la verità. Che a volte fa male.
12.2 Oh ma quanto sono simpatica e positiva io, in premestruo?

Io.

21 gennaio 2014

I favolosi anni '80: MA DOVE???

Ringrazio sin dal principio l'amica A.S.S. per lo spunto, come dire..gggeniale!

Dicevamo - per l'appunto io e A.S.S. - che i favolosi anni '80 hanno rappresentato un decennio importante, di grandi svolte positive e negative. Di rinnovamento e rivoluzione.
Si pensi alla dance di quegli anni. L'omicidio Lennon. Il crollo del Muro. I giochi Nintendo. I look sobri che manco Lady Gaga (Fig. A). Madonna con "Like a Virgin". Chernobyl. La scoperta del buco dell'ozono.
Cioè: ammazza.
Fig. A) Raro esemplare di upupa variopin...ah, no. Cindy Lauper.
Beh. Io e A.S.S. facciamo risalire a quel periodo ben altro.
Nuove tecnologie? Esplosione dei media? Nuove tendenze nella moda?
Ma no. Ma no. MA NO.
Per l'appunto.
I "favolosi anni '80" sono stati la culla del concepimento e della messa al mondo della più immensa popolazione di esemplare maschio umano rincoglionito che sia mai esistita.
E' così, non ci si scappa. Lo dimostrano le nostre esperienze maturate nel ruolo di "sfortunate ragazze fine anni '80", I tentativi sono stati molteplici, lo giuro. E gli animi hanno lottato a lungo prima di dichiarare la sconfitta: i maschi anni '80 proprio NON CE LA FANNO.
Nun ce so. Nisba. Nada. Zero al quoto.

Riflettendo, abbiamo capito che non ci restano altro che due opzioni sulle quali buttarci. Traslare:
A) sui quasi adulti (ma quando mai??!) degli anni '70;
B) sui rappettari, minchiazzioh, stramegapauer degli anni '90.
Oh. Mi vergogno un po' a dirlo, ma io ci tenterei con questi.

Ahò. Uozzap, 'bro??

17 gennaio 2014

Quanti cinesi servono per..

Ok, cerco di spiegarmi [che il post precedente è stato 'no sfacelo perché ero in ansia].
In pratica: stamattina avevo questo concorso. I pro erano: il lavoro è a tempo indeterminato, il lavoro è nella mia città, sarebbe un bel cambiamento, mamma e papà sarebbero contenti, potresti prenderti una bella casetta nella BP (Bassa Padana) e non ti daresti della rincoglionita per non averci provato (che non sia mai restare sulla strada semplice senza complicarsi la vita [!!!], è da deboli).
I contro erano semplicemente: ehi, non voglio vincere questo concorso.

1: Sono contenta di averlo fatto.
2: Sono contenta di non aver passato la prova preselettiva.
3: Sono contenta di non aver avuto una decisione da prendere perché, per una volta, la scelta si è presa da sola.
30 minuti per 30 domande. Il must di passarne 21. Io ho fatto 17.
Ha portato bene il venerdì 17, si vede. O il non studio. O il fatto che fosse impossibile e che siano passati solo 4 candidati.

Beh. Fattostà che apri il foglio e ti trovi scritte domande del tipo (sono esempi, se non si capisse):
- Quanti cinesi servono per avvitare una lampadina? (sì, all'inizio ridi)
- Se possedessi un cubo cavo di rame della grandezza di 30 cm di lato, quante viti potresti rovesciare al suo interno senza farne traboccare nemmeno una sul tavolo (essendo il tavolo costruito in legno di noce e dipinto a mano con un barattolo di vernice verde acqua n°38)?
- Quanti peli del naso possedeva in media Napoleone? (che inizi subito la conta AMBARABACCICCICCOCCO').
- Di che colore è la fragola? (che inizi a pensare: rosso è troppo semplice, se magari intendessero acerba? O se per fragola alludessero ad altro? Che poi: se sono daltonica? Cioè il daltonismo è maschile, ma se io fossi l'unico esemplare esistente al mondo in cui la patologia....'fanculo. Rosa confetto, risposta definitiva, l'accendiamo.)

Sì, non so se mi spiego.
Beh, in ogni caso non mi sono sentita male per il fallimento, quanto in realtà bene, perché ho scoperto di avere attorno delle persone che ci tengono al fatto che io sia lì con loro ogni giorno.
Persone che sanno incoraggiarmi il mattino ma che sono soprattutto contente di sapere che sarò ancora in mezzo ai loro piedi, almeno per ora. 
E è tipo una roba che fa sentire bene. Incoerentemente bene.
[Quando la mia incoerenza lavora così, mi rendo conto di saperla proprio apprezzare, zio pera.]

Tutto questo per dire che - per una cazzo di volta - sono contenta di non avercela fatta e di non essere stata all'altezza. Il lupo dell' "in bocca al" mi ha mangiata. Ma gli resterò sullo stomaco; cazzo se ci resterò.
E boh. Questa giornata fa proprio weekend. Domani lavoro ma fa niente. 

Mi piace, il mio lavoro.
Mi piacciono, le MIE persone.

"..but my legs are fine/after all they are mine"

16 gennaio 2014

Shocking Informations (S.I.)

S.I. 1 = non ho studiato un cazzo, brava.
S.I. 2 = sono una cattiva persona.
S.I. 3 = mi sono svegliata a 7.14 perché non ho puntato la sveglia e a 7.20 stavo uscendo di casa;
S.I. 4 = lupo: mangiami!
S.I. 5 = la mia vita è controllata da favole nere.
S.I. 6 = gli uomini (azz..).
S.I. 7 = cercarsi sempre situazioni facili (a-ha).
S.I. 8 = fette di pandoro. Torte al limone scadute da due giorni.
S.I. 9 = AAAAAAAAAAAAAAAA.
S.I. 10 = che dolce (cazzo dici, idiota?).
S.I. 11 =  nel nome della spalla, del diaframma e dello spirito goliardico, amen.
S.I. 12 = tanto va la gatta al lardo che ha fatto i micini ciechi (ah, no).
S.I. 13 = sto bene.
S.I. 14 = non sto bene (non staaaaai bene!).
S.I. 15 = Ah, vero. E tu, dove sei finito?
S.I. 16 = I wanna be sedated.


10 gennaio 2014

'Sta cosa dello zainetto.

Quando studi, 'sta faccenda dello zainetto te la condiscono su bene.
Che quasi arrivi a pensare " 'Sticazzi, è una roba figa". Puttanate
In sintesi, il concetto è questo: quando pratichi una professione di cura, devi immaginare di possedere una sorta di magazzino virtuale in cui versare tutta la merda quotidiana. Alla fine della giornata, questo magazzino viene chiuso e lo zainetto deve essere tolto dalle spalle e lasciato ai piedi del tavolo nello studio. 
In soldoni: i pazienti non vanno portati a casa.
Che dicevo sopra? PUTTANATE. Sì.

Io mica ci riesco. E non so se questa cosa mi farà sclerare a breve, entrare in burnout precoce, o se tra qualche anno sarò davvero ad Honolulu a vendere ghiaccioli.
Ma penso anche che sia quello che fa di Martina la Logopedista Martina. 
Diversamente mi sentirei un peso enorme sulla coscienza. Sentirei di non fare abbastanza.
C'è chi mi tirerebbe le orecchie, sì.
E' che in realtà, questa cosa dello zainetto si dovrebbe attivare sempre, a vederne il principio.
Mettiamoci dentro una casa sfasciata e un bimbo che ti chiedi cosa diventerà da grande.
, quel mescolino a cui non sai resistere e che ('stavolta non ti chiedi perché lo sai) da grande diventerà una difesa multistrato difficilmente oltrepassabile. , quello che a otto anni non sa il nome di sua madre.

E, però, mettiamoci anche dentro quei pugni al calorifero. Le gallette come cena, l'intestino che ti manda a fare in culo e le lacrime. Uomodimerda che sta facendo esattamente quello che - col cuore (non solo quello) in mano e le difese (non solo quelle) abbassate - gli avevi supplicato di non fare. Persone che t'inculano col sorriso sul volto e facendoti credere di essertelo meritato. Incertezze per il futuro (inteso tra 6 mesi o la prossima settimana). La neve che non arriva, quest'anno, e io mi chiedo perché non me la stai facendo cadere (nonna, se mi senti: do cazzo stai?). La solitudine in mezzo alle persone.
Eccetera eccetera eh.

Perciò: sarà l'influenza del filmetto visto la scorsa settimana (che mica me lo perdo che lo danno due volte l'anno per l'Epifania e la Pasqua e io me lo cucco bella bella svaccata in cucina) ma ho pensato che, essendo astronomica la mole che dovrei metterci dentro, tanto vale prenderlo buono, 'sto zainetto virtuale.
E mo' la sparo grossa (che ci piace, ohhsì che ci piace). Lo scelgo bene.

Prendo quello là che ci posso mettere dentro un appendiabiti, uno specchio e una lampada.
E un metro che mi dirà che sono PRATICAMENTE PERFETTA.
Vabbè, i fiori me li farò piacere. Per una volta posso far finta di essere quasi una femmina.

Quella lì a sinistra, grazie.
Metti che poi mi metto pure a volare, voglio dire.

Una buona occasione per levarsi tutti dai coglioni.

5 gennaio 2014

Brave persone VS i cancelli

Non ho grande fiuto per dire chi siano le "brave persone" (altrimenti mi sarei evitata tante esperienze sgradevoli); so solo, con grande certezza, che le vere "brave persone" sono quelle che - una volta che ti hanno riaccompagnato a casa in macchina - aspettano di vedere che tu abbia aperto il cancellino con le chiavi.

Può diluviare, grandinare, nevicare, fare un caldo porco, possono essere le tre di notte, ma loro rimangono lì. Attendono il tuo cenno di saluto mentre riaccompagni con eleganza il cancellino metallico. Bello, sembra quasi semplice. Ma non lo è
Oh, no.



Quello che accade in quei casi è questo:
1. Maledici la tua solita inclinazione all'acquisto di borse enormi in cui gli oggetti sembrano nascondersi, acquattarsi nell'ombra, sparire in spazi interdimensionali. Le chiavi, ad esempio, non si trovano nemmeno se cerchi di farle tintinnare oscillando la borsa o capovolgendola;
2. Trovi le chiavi ed esulti, ma prima che tu possa utilizzarle, queste scappano dalle tue dita e cadono nella pozzanghera che si forma sempre davanti al cancellino. Imprechi e raccogli metallo e fango con una certa nonchalance, mentre il portachiavi gommoso a forma di mummia trovato anni or sono nelle patatine ti ringrazia con uno sguardo fradicio;
3. Finalmente inserisci la chiave nella serratura, la giri e..non funziona. Come al solito hai preso la chiave che entra nel buco ma che non fa scattare il meccanismo. Ti ripeti come al solito che dovrai toglierla di mezzo dal mazzo (data la sua inutilità) o che devi contraddistinguere in qualche modo la chiave esatta. Te lo ripeti ormai da dodici anni, quando mamma - orgogliosa e con gli occhi lucidi - ti consegnò le chiavi di casa con una certa dose di apprensione.

Una volta portata a termine la missione, ti giri e le "brave persone" stanno ancora lì. Col sorriso sul volto. Come se non fossero passati quei dieci minuti dalla chiusura della portiera. Come se non avessero la tentazione di dar gas e scappare lontano da te, piccola piattola sudicia su questo allegro pianeta.
Grazie, "brave persone". 
La verità è che mi fate sentire bene. 
Mi fate sentire sicura. 
Mi fate sentire quasi - come dire - a casa.

Questa casa, tipo.
Beh. 
Se non fosse per quel fottutissimo cancellino, è chiaro.