29 settembre 2015

Tipo, nel senso: tutto chiaro.

Come sempre, ritengo che alla fine la differenza la facciano l'arrendersi o il combattere.
Non la fa la fortuna, cosa che non sono tanto certa esista, non la fa il destino. No.
Il vero punto di svolta in una situazione di merda, è l'andare controcorrente e marciare contro quell'assurda tendenza a raggomitolarsi su se stessi davanti al dolore. Mollare la presa nei confronti dell'ennesima corazza e andare, fare, conoscere, provare, dire.

Me lo insegnano i bambini tutti i giorni: quelli che esitano sono infinitamente più problematici di chi ci prova, perchè il tentativo può andare a vuoto, ma la soddisfazione eventuale di avercela fatta è di gran lunga più potente e dirompente. Può trasformare una seduta da mediocre in una strepitosa, e un sorriso tirato in uno scoppio di gioia.
I bambini che ce la fanno sarebbero da aggiungere all'elenco delle Meraviglie del Mondo.
Incarnano in loro l'adrenalina accumulata durante atti di immensa fatica e la consapevolezza di aver fatto quel passo in più che cambia l'esistenza. Verso l'autonomia, verso il benessere, verso la Bellezza.

Dovremmo imparare da loro, noi "grandi". Lasciarci andare un po' di più; provare a condividerla, quell'idea che tanto ci spaventa. Darle credito, perché se esiste è perché è necessaria.
Non negare un'esigenza, ma tentare di parlarne. Comprendere che quando "è il momento", da quello non si scappa. Non avrebbe senso.

E, allora, dovremmo combattere. Non contro qualcosa, ma PER qualcosa.
Per noi stessi, prima di tutto (e quanto è poco casuale il fatto che usi il "noi"!!). Per le nostre idee. Per la nostra felicità, tipo.
Nel senso: per il futuro.


27 settembre 2015

Esperimenti vocali #1

Credo sia per via del fatto che sono anche questa.
Tipo che me lo devo.


La stagione del tuo amore
F. De Andrè

12 settembre 2015

Vinci o Pennetta? Io lo so.

Ecco, vedete. C'è questa cosa che penso, ultimamente.
Che quando una persona mi spinge a superare i miei limiti, mi tiene testa e fa sì che io metta in discussione le mie inutili paranoie esistenziali e la mia innata e controproducente sociofobia, allora vale la pena investirci tempo, energie, sogni.

Quando negli occhi di una persona vedo passione per quello che fa, lacrime ed emozioni e nessuna tendenza a nascondere tutto questo, allora vuol dire che in lei c'è Bellezza. Vuol dire che non occorre ergere palizzate o indossare scudi, o impilare mattoni, o corazzarsi di spine.

Quando le esperienze si colorano d'argento che brilla, quando poi diventano tante, tutte allineate e ricche nella memoria, quando diventano bei ricordi, allora il tutto assume la forma di un album. Uno di quelli spessi, con tante pagine che ancora non sono state sfogliate.

E allora stasera. Stasera che - lo so - la poltrona sarà piazzata davanti alla televisione, i pugni ogni tanto piantati nei braccioli e le imprecazioni sussurrate tra i denti. Stasera che - tanto sono entrambe italiane, che storia! - tutti si staranno facendo questa benedetta domanda: Vinci o Pennetta?
Beh, io lo so. È chiaro: Vinci. 
Vinci, tu. Tu. 
Sempre.