7 ottobre 2021

Portoni.

Questo pomeriggio il portone della chiesa in piazza era chiuso. Di solito passo di mattina, durante la messa, quando è aperto, ma non oggi.

Riflettevo mentre camminavo sul fatto che da bambina le maniche dei maglioni che indossavo erano così lunghe che sarebbe stato impossibile fare qualsiasi cosa, ed erano quindi costantemente risvoltate. Per questo mi risulta così difficile accettare di fare la medesima procedura con i jeans, credo, al giorno d'oggi. Infattibile, davvero: mi sentivo allora talmente inadeguata da poter attribuire a quel periodo l'origine della mia fatica esistenziale.
Ad ogni modo - pensieri idioti a parte - è stato mentre pensavo ai risvoltini ai jeans che l'ho notato: il portone della chiesa in piazza era irrimediabilmente chiuso. Serrato.

È buffo - no? - che anche un luogo simbolo di accoglienza incondizionata come può esserlo una chiesa ogni tanto chiuda l'ingresso principale. Eppure è necessario, probabilmente.
Come è necessario ostacolare un po', ogni tanto, l'entrata di qualsivoglia stimolo nel proprio animo. È necessario tutelarsi. Proteggersi. Ricaricarsi.

E forse sta proprio lì, il punto del mio ricercare e poi respingere, ultimamente. Allargare le braccia per poi stringerle, conserte. Incamminarmi lungo un sentiero che irrimediabilmente non avrò la costanza di seguire sino al traguardo. Sì.
Dovrei affiggere un cartello sul mio petto:

"Non vogliatemene, sto cercando di salvarmi".
Sarebbe più facile parlare. 
Meno pericoloso, vivere.

13 commenti:

  1. Il portone della parrocchia chiusa è il simbolo del degrado morale della Chiesa. Soffre anche il Corpo mistico di Cristo, brutalmente respinto dall'uomo.
    Per chi passa vicino a una parrocchia chiusa, metaforicamente percepisce il rifiuto di un'accoglienza, vitale per sopravvivere.
    Cercare e respingere dipende dal fatto che non trovi quello che vuoi, ammesso che tu lo sappia. E' difficilissimo conoscersi. In ogni caso cerca di tenere sempre le braccia allargate perché qualche giorno che qualcuno vorrebbe essere stretto forte da te non potrebbe farlo.
    Tutti cerchiamo di salvarci. Per molti è tanto importante per seguitare a vivere.
    Aspettavo un tuo post.

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    1. Sai, Gus, svolgo una professione di cura. Ho adattato quello che per me è un'indole a una professione: l'ascolto, l'accoglienza, la parola.
      Ma non mi consento di aver bisogno. Non mi affido. Non mollo i carichi dalla mia schiena, qualora io riesca a sopportare il loro peso (anche quando non è così, a dirla tutta). Forse è anche per quello che la parola "egoismo" sul tuo blog mi è arrivata così dissonante. L'egoismo alle volte salva. Quel portone chiuso, alle volte, è necessario. È balsamo. È cura. È cosa buona e giusta.

      Questo non mi rende diversa da ciò che sono, no. Si è o non si è. E io sono. Quindi ti sorrido e (se lo vuoi) ti abbraccio. Grazie per essere passato di qui.

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  2. L'abbraccio è più gradito.
    L'amore è muoversi verso l'altro, ascoltarlo e capire cosa gli serve e accontentarlo.
    L'egoismo è una negatività che ti impedisce di muoverti verso l'altro.
    Abbraccio.

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    1. E, però, come diceva una canzone tempo fa, in certe occasioni "gli altri siamo noi". Amore è anche muoversi verso noi stessi, perché se non ci curiamo, non ci consideriamo, non ci vogliamo del bene, le cose non funzionano. A volte agisco quasi come se non lo sapessi affatto e mi combino le peggio cose, ma lo credo fortemente.

      Sono cocciuta, lo so. E continuo a sorriderti.

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  3. Amarsi (non è egoismo) è la condizione indispensabile per muoversi verso l'altro perché se dentro di te non c'è amore come puoi donarlo agli altri?
    Non sei cocciuta. Mi piaci per il fluire del tuo pensiero.

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  4. Tanti portoni li chiudiamo sempre, spesso inconsciamente, forniamo spiragli di luce, pensando che chi voglia entrare trovi la chiave magica, oppure facciamo scivolare giù dai capelli solo olio bollente, e dalla bocca uscire improperi. Volevi entrare? Hai sbagliato chiave, hai forzato la serratura, ora puoi anche morire davanti a me.
    Alle mie braccia conserte.

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    1. Non so, Franco. È una posizione molto diversa e lontana dalla mia, tendenzialmente. Credo anche che occorra essere misurati nel fare ingresso nell'animo altrui. Una porta aperta o socchiusa non implica sempre il diritto di entrarvi a gamba tesa. Ti sorrido.

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    2. Infatti negli spiragli non possiamo infilare il piede di porco. Si sbircia, si sussurra, si infila una busta con paroline sagaci, magari. Un po' come in certi blog delicati. ;)

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    3. Sono stata indelicata senza accorgermene? Nel caso ti chiedo scusa, non l'ho fatto volontariamente

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    4. Noo.. semmai sarei stato io, l'indelicato..

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  5. Quando due persone si relazionano si comincia a conoscere il pensiero dell'altro che arricchisce il tuo con altri elementi.
    Sono felice nel vedere che hai ripreso a scrivere.
    Ciao Martina.

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    1. Io e la scrittura abbiamo un rapporto conflittuale, ma ci vogliamo fondamentalmente sempre bene. Ciao Augusto. Ti sorrido.

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    2. E' un conflitto costruttivo.
      La sera, dopo aver visto un film in TV, do uno sguardo al blog.
      Ho trovato te. Una casualità positiva che gli altri chiamano fortuna.
      Ciao.

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